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Sigh – Heir To Despair

2018 - Candlelight Records
avantgarde metal

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Tracklist

1. Aletheia
2. Homo Homini Lupus
3. Hunters Not Horned
4. In Memories Delusional
Heresy Trilogy
5. Heresy I: Oblivium
6. Heresy II: Acosmism
7. Heresy III: Sub Specie Aeternitatis
8. Hands Of The String-Puller
9. Heir To Despair


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Come un po’ tutte le produzioni anomale del Sol Levante (e fidatevi son tante) quella che ci presentano i Sigh conferma l’essere “fuori come i citofoni” del combo giapponese. Partiti come gruppo black metal in tutto e per tutto – con al posto di lupi e divinità norrene Oni spiriti della tradizione nipponica, ovviamente – e licenziati al loro debutto nientemeno che dalla Deathlike Silence, nella loro discografia ha trovato posto per qualsiasi declinazione estrema, dal post rock al prog rock settantiano, quest’ultimo soprattutto sugli spettacolari “Gallows Gallery” e “In Somniphobia”, ponendosi nella scia di Arcturus e Borknagar, anche se è coi Solefald che i Nostri condividono la voglia di fare a pezzi il proprio DNA metallico.

Il nuovo “Heir To Despair” non è da meno tanto che è impossibile capire con chiarezza in che direzione vada il quintetto di Tokyo, l’unica certezza è che ci ritroviamo nuovamente di fronte ad un teatro dell’assurdo dai connotati alieni. Progressioni, cambi repentini di tempo e registro, stordenti inclinazioni folk, schizzi math e allucinazioni avant-death guitar driven e suoni assurdi che più assurdi non si può, con in ballo flauti traversi, thaishogoto e impianti sintetici si fanno strada in un labirinto di psicosi martellanti. A metter zampa su tutto l’eccentrico leader Mirai Kawashima che lascia la voce andare in direzioni sempre diverse, da disperate grida a mostruosi growl fino a stentoree prove di lirismo di stampo progressivo, incuneandosi tra soluzioni mai banali benché difficili da inquadrare, e in certi punti sembra di riascoltare il migliore Serj Tankian al tempo della collaborazione con Buckethead.

In Memories Delusional e Hunters Not Horned incamerano il più alto tasso di folklore, con la prima che mostra una coda operistica che fa letteralmente a botte con percussioni, synth e fiati e la seconda che da feroce mattonata iper death si trasforma in una costola dei Tool, mentre Homo Homini Lupus è una sterzata thrash ipercinetico con sugli scudi un Phil Anselmo più gutturale che mai che fa il paio con la title track, trasfigurazione di genere del peggior incubo degli Atheist degenerato all’estrema conseguenza del rock in opposition tra bandoneon e ritmi danzanti. E fin qui niente gli equilibri squilibrati dei Sigh rimangono inalterati. Il cambio di registro è molto più palese nella seconda parte dell’album denominata “Heresy Trilogy” che parte dritta con Heresy I: Oblivion che nient’altro è che un brano electro-synth-rock (?) dal fare sornione che in men che non si dica si tramuta in uno stomp death metal sorretto da una ritmica hip hop infarcita da distrazioni space a là Magma con tanto di chiusa symphonic black. A dir poco di troppo le seguenti due parti del trittico: poco più di due filler imbottiti di glith, rumoracci e soluzioni trip hop casuali con tanto di cut-paste male in arnese.

I Sigh ci hanno preso gusto a sbracciare nella lineare confusione dell’extreme metal, così come non sembrano intenzionati né a voler rinsavire né tantomeno a correggere rotta. Non è un gruppo per tutti e questo non è un disco per tutti. Non ho nemmeno capito bene se mi piace o meno, pensate un po’.

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