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Felicia Atkinson & Jefre Cantu Ledesma – Limpid As The Solitudes

2018 - Shelter Press
elettronica

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Tracklist

  1. And The Flowers Have Time For Me
  2. Her Eyelids Say
  3. Indefatigable Purple
  4. All Night I Carpenter

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Nessun dubbio sull’avvenire della musica: allontanarsi sempre di più dalla definizione di musica della “vulgata” (tra l’altro esiste?) e cioè, una musica che vive delle sue categorie (melodia, armonia e ritmo, i tre pilastri da cui difficilmente riusciamo ad allontanarci) e che viene catturata dalle maglie della nostra percezione. In sostanza, vorremmo credere che (una canzone a caso) All That She Wants degli Ace of Base sia tale anche quando non ascoltata. Che poi è un pensiero normalissimo. Noi diciamo: “Hai sentito quel pezzo degli Ace of Base che fa così……”.

Questa naturale pretesa insita in tutti noi non si ferma chiaramente alla musica ma spazia in tutto lo scibile anche perché più del regno dello scibile, siamo nel regno dell’esperibile. In sostanza, potrai mai dire che il film Stalker di Tarkowsky è uguale sia quando lo guardi che quando non lo guardi? E’ sempre quel film? Ecco, mi verrebbe da rispondere no, e con motivi logici (intanto, la prima volta che si guarda, è qualcosa di mai provato prima, cosa che non accade alla seconda o terza volta che si guarda – poi sì, si possono essere dettagli che ci erano scappati, e allora il piacevole stupore ci disegna un sorriso sul volto – e non è sicuramente uguale al film che non abbiamo visto e che magari abbiamo tribolato per vedere). Ma quello di cui parliamo oggi, ha molto a che vedere con questo tipo di argomento, ma nelle sue estreme conseguenze.

Il duo Felicia Atkinson & Jefre Cantu Ledesma cerca di rendere ogni esperienza di ascolto, la più incompleta possibile poiché la totalità del loro suone copre talmente un vasto campo di sorgenti, contesti, e timbri, che richiede molta concentrazione per essere “cavalcato” (eh sì, è un flusso che va saputo gestire). Stiamo parlando del disco “Limpid As The Solitudes” che esce per Shelter Press e che vede due personaggi del sound design (con le loro peculiarità distinte) unire le loro forze quasi indistintamente per produrre un’opera più grande della somma delle sue parti. Quattro tracce che corrispondono a lunghi affreschi in cui dentro si trovano molti elementi: voci, field recordings, pad, textures sonore, ecc. Il disco è stato ascoltato più volte e per più volte l’esperienza d’ascolto è stata sempre diversa. Come un flusso sonoro “in cui si è capaci di bagnarsi una volta soltanto”.

Ecco, l’aspetto musicale ed estetico del duo, che per certi versi si somiglia, lascia intravedere come i due artisti si eclissino di fronte alla loro arte. Ecco il primo mimetismo vero su cui ha senso riflettere: l’artista che scompare nella sua opera è sempre presente? Anche qui, la risposta, potrebbe essere positiva, visto che non esistono opere orfane. Ma la sfida più grande di tutte è proprio questa: credere che si possa produrre un’esperienza sempre uguale nonostante le esperienze che testimoniano la sua possibile esistenza.

Ma ecco la contraddizione: l’esperienza stessa che, a seconda di quanto vissuto, non potrà mai essere uguale alla precedente o alla successiva. Insomma, questo disco, ti fa capire quanto l’ascolto possa essere vivo, e quanto possa essere viva la tua esperienza.

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