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Venom – Storm The Gates

2018 - Spinefarm Records
heavy metal / thrash metal

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Tracklist

1. Bring Out Your Dead
2. Notorius
3. I Dark Lord
4. 100 Miles To Hell
5. Dark Night (Of The Soul)
6. Beaten To A Pulp
7. Destroyer
8. The Mighty Have Fallen
9. Over My Dead Body
10. Suffering Dictates
11. We The Loud
12. Immortal
13. Storm The Gates


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I Venom hanno bisogno di davvero poche presentazioni. Se siete amanti di almeno una delle innumerevoli varianti dell’heavy metal più sporco e cattivo, saprete bene quanto peso abbiano avuto i primi album prodotti dal trio di Newcastle nell’evoluzione di tutta quella sterminata fila di generi e sottogeneri nati nei gloriosi anni ottanta. Pensate a uno qualsiasi dei grandi nomi del thrash, dello speed, del death o del black: ci sono ottime probabilità che sia cresciuto ascoltando “Welcome To Hell”, “Black Metal” e “At War With Satan”.

Al bassista/cantante Conrad Lant (aka Cronos) e ai suoi ex sodali Jeffrey “Mantas” Dunn (chitarra) e Tony “Abaddon” Bray (batteria) furono sufficienti questi tre dischi per lasciare un segno indelebile nella storia della musica estrema. Alla base del loro suono un amalgama marcio, frenetico e a bassissima fedeltà di Motörhead, punk e metal che è rimasto essenzialmente immutato fino ai giorni nostri. E per fortuna, oserei dire: sono decisamente poco memorabili gli episodi in cui i Venom hanno provato a uscire fuori dal seminato, magari rincorrendo mode del momento (l’industrial in “Cast In Stone”) o smussando leggermente i toni (“Calm Before The Storm”).

Oggi Cronos, da tempo unico superstite della formazione classica, si accontenta di dare in pasto ai seguaci lavori decisamente poco rischiosi dal punto di vista creativo e in linea con quanto prodotto agli esordi. La concorrenza spietata dei vecchi compagni Mantas e Abbadon, tornati in pista nel 2015 con una loro personalissima incarnazione della band (chiamata, tanto per fare un po’ di confusione, Venom Inc.), non sembra averlo preoccupato in maniera esagerata. Il titolare del brand originale è lui e soltanto lui; il fatto che a crearlo, nell’ormai lontano 1978, siano stati proprio gli altri due, non sembra avere particolare importanza.

Se la si considera da questa prospettiva, quindi, la totale mancanza di ambizione che contraddistingue le tracce di “Storm The Gates” non stupisce: Cronos e i suoi attuali collaboratori (il chitarrista Stuart “La Rage” Dixon e il batterista Danny “Danté” Needham) probabilmente ci hanno lavorato sopra senza sentire sul collo il fiato dei “gemelli” Venom Inc., autori l’anno scorso di un debutto molto interessante intitolato “Avé”. Un disco curatissimo nei suoni, moderno, ricco di soluzioni tecniche e stilistiche ricercate e mai scontate: in parole povere, tutto il contrario di quanto troverete qui.

I Venom “canonici” preferiscono un approccio più diretto e ruvido all’heavy metal, afferrando l’ascoltatore alla gola già alla linea di partenza con un’accoppiata di autentiche mine incendiarie come Bring Out Your Dead e Notorius. Riff semplici semplici ma efficaci, sorretti da una sezione ritmica incredibilmente granitica e dagli inconfondibili ringhi di Cronos. In brani come I Dark Lord, Beaten To A Pulp e Destroyer emerge il lato della band più oscuro e tendente al doom. A queste lente marce funebri fanno da contraltare The Mighty Have Fallen, Dark Night (Of The Soul), Immortal e la “motörheadiana” We The Loud: quattro furiose mazzate thrash fiaccate purtroppo da un missaggio caotico e “paludoso”, attento com’è a non tradire quell’asprezza che da sempre è una prerogativa del sound dei Venom.

Storm The Gates” si lascia apprezzare soprattutto nei suoi passaggi meno concitati, ovvero quando l’ottimo Danté cala leggermente la velocità del metronomo e lascia ai suoi due compagni la libertà di sbizzarrirsi un po’. La Rage e Cronos ne approfittano per mettersi alla prova con qualche timidissima apertura melodica (l’assolo di chitarra in 100 Miles To Hell) o addirittura inventarsi una bella parentesi progressive atonale e demoniaca all’interno della già di per sé eccellente Over My Dead Body. Tutto sommato, un buon disco per una band che non ha più moltissimo da dire.

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