Ake Hodell – Verbal Brainwash And Other Works

Va subito detto che questo non è un disco come tanti altri. Rientra nella categoria “cult” ed è intriso di storia e ricerca giusto per capirsi, questa raccolta esce ora, ad inizio 2019 in occasione del centenario della nascita del compositore per testi Åke Hodell e l’etichetta Fylkingen propone una nuova edizione di questa miscellanea di opere.

Hodell, che ha utilizzato le sue opere come strumento per il dissenso politico, attraverso elettroacustica, movimenti avanguardisti, può essere annoverato nel movimento collettivo Fluxus, ma questo è solo uno degli aspetti curiosi del Nostro. Anzitutto la sua “mutazione” in artista. Da pilota durante la WWII, dopo un incidente del 1941 e un periodo di degenza in ospedale, catalizza il suo sentimento antimilitarista – e da lì all’approdo artistico il passo è breve. Si parte dalla sua prima opera Flyende Pilot (1953), e il libro che ne conseguì: esperimento di testo sonoro fatto di collage, field recordings e una voce narrante. L’atmosfera fa ricollegare a quella dei radio drammi intrisi di musique concrète. Non sono difatti casuali le sue collaborazioni con l’emittente radio svedese (anche se però nel 1969 la radio si rifiutò di collaborare nuovamente con lui dopo opere politiche piuttosto estreme – il pieno appoggio alle Pantere Nere, per esempio con Mr. Smith in Rhodesia, da cui la protesta dei tabloid inglesi e di conseguenza il bando da parte della radio svedese). Hodell non si è fermato esclusivamente alla composizione: ha fondato una sua casa editrice (Kerberos Forlag, ripreso dalla figura mitologica di Cerbero) che pubblicò opere di Vladimir Majakovskij e Arthur Caravan tra gli altri.

In questa nuova edizione troviamo le opere che più caratterizzano le sue atmosfere da radiodramma (il periodo che viene coperto è, grosso modo, dal 1963 al 1977). Frutto di un intenso lavoro di ricerca e di affinamento dei documenti audio su nastri da parte del curatore Mats Lindström e del tecnico Sylve Sjöberg. L’esperienza di ascolto non si discosterà molto da quella ironia graffiante (si prenda il termine “ironia” nel suo spettro più ampio, magari ritornando agli albori socratici del suo utilizzo) che si può trovare nelle visioni di  Elem Klimov. L’assurdità della guerra, la sua meccanicità, la sua automazione narrativa che raffigura i militari come soldatini di stagno, in cui i generali sono le caricature di se stesse, in cui gli spari e le armi hanno aspetti fumettistici, sono i nuclei centrali di quest’Opus Magnum che possiamo “goderci” in una versione inedita, “completa”, per comprendere le sfaccettature di un prolifico artista che ha incanalato tutta la sua rabbia contro l’eterno antagonista del conflitto che affligge questo mondo dall’alba dei tempi e di un’etichetta che racconta la sua storia con questa documentazione che è una voce a sé stante (ma che sicuramente potrà diventare di riferimento per molti) di antagonismo perpetuo, che sfugge alle maglie della violenza e in generale dell’ordine precostituito.

Quando la sovversione diventa racconto.