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Quentin Sauvé – Whatever It Takes

2019 - Ideal Crash / I Corrupt / Skeletal Lightning / Ugly & Proud
folk / indie / songwriting

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Tracklist

1. Dead End
2. Half Empty Glass
3. People To Take Care Of
4. Love is Home
5. Ghosts
6. Selfless
7. Bad News Bearers
8. Riddled
9. Disappear


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Quentin Sauvé è un artista poliedrico, capace e innovativo. Il suo “Whatever It Takes”, primo album da solista, rilasciato in formato fisico da una cordata di quattro etichette, e distribuito dalla prolifica L’Autre Distribution, tocca tutte le corde giuste dell’ascoltatore e punge con rarefatta bellezza come pochi album hanno fatto ultimamente, risultando davvero una bellissima scoperta. Il bassista dei Birds In Row, che ben ci ha abituato sia in sede live che in fase di registrazione, dimostra la sua bravura attraverso nove tracce che si discostano del tutto dal post-hardcore macchiato di screamo della band di Laval, profondendo tutti i suoi sforzi in un indie/folk suggestivo e ricco di patos. La sua voce, melodica e coinvolgente, trascina e rapisce con grande trasporto, rendendo tutti partecipi di un’unica, grande e impietosa ballata moderna.

Titolare unico dell’intero progetto, il nostro Q si destreggia di tanto in tanto con intermezzi e passaggi elettronici, lasciando gli arpeggi di chitarra come un sottofondo di quiete/tristezza in grado di ricreare quell’atmosfera da house show tanto cara a questo artista, cresciuto in un’ottica do it yourself intrigante e anarchica, che tanta fortuna ha portato anche alla band nella quale è l’elemento visivo più devastante ed entusiasmante per movenze, carica e rabbia.
“Whatever It Takes” ricorda a tratti Pedro The Lion, a tratti Bon Iver e gli Astronauts, vincendo e convincendo grazie a brani come la opening track Dead End, perfetta rampa di lancio con il suo ritornello scarno, leggiadro, ma al tempo stesso emo come pochi.

Se Half Empty Glass potrebbe fungere tranquillamente come b-sides di un album hardcore à la Defeater, People To Take Care Of rappresenta il punto più alto di questa giovane promessa, nonché la traccia forse migliore dell’intero disco, nel quale le canzoni non vengono a sovrapporsi per mancanza di idee, quanto piuttosto si regolino in maniera bilanciata e adeguata, considerando l’importanza di un debut album circondato da grandi aspettative. Ghosts, brano cupo e oscuro, si lega alla perfezione con la disperazione di Selfless e la pacatezza estremamente lo-fi di Bad News Bearers, a testimonianza del gran lavoro di Sauvé nel muoversi con giudizio durante la distribuzione di ogni singola canzone all’interno di “Whatever It Takes”. Disappear, a chiudere il lavoro, mette in campo tutti gli elementi ascoltati fino a quel momento, come a quadrare un cerchio fatto di emotività e scogli interiori.

C’è da ben sperare che questi quasi 40 minuti di musica siano solo l’inizio di un progetto parallelo basato su release effettive ed efficaci, che permettano a Quentin Sauvé di svestire i panni di distruttore di palchi appannaggio di un outfit ancora più sentimentale e personale.

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