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“Ixnay On The Hombre”, guida alternativa all’essere contro

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Dopo l’uscita di “Smash” nel 1994 – l’album che li rese famosi nella scena mondiale del punk rock creando una serie di hit del calibro di Come Out And Play e Self Esteem, aprendo la strada assieme a “Dookie” dei Green Day e “Punk In Drublic” dei NOFX al punk degli anni ’90 – passano tre anni in cui il mercato musicale si riempie di band emulatrici e non, di tutti i gusti e provenienze. La formula è sempre la stessa: canzoni brevi, ritmo serrato, tematiche varie (a parte i NOFX che invece battono molto sul politico sociale), look da punkrocker e possibilmente creste o capelli colorati. Ma se “Smash” è stata la svolta verso il successo, “Ixnay On The Hombre” è la svolta verso una maturità artistica davvero precoce rispetto a molte altre band dello stesso genere. Innanzitutto l’impatto grafico della copertina dell’album, disegnata dall’artista Enrique Chagoya, che si rifà alle tradizioni messicane sul culto dei morti, colpisce ed incuriosisce.

Il titolo del disco, una frase in slang che significa “fotti il governo”, è meno intuibile soprattutto per i non americani, ma proprio questa peculiarità fa fioccare recensioni ed interviste alla band sulle varie riviste, dove ne viene spiegato il significato. Sebbene l’album non si possa considerare un vero e proprio concept, ha però un fil rouge palese che lo attraversa e ne compatta le canzoni, dandogli una sua essenza e consistenza che inizia, con l’introduzione di un simpatico ed autoironico Disclaimer al quale la band ci aveva già abituati in “Smash“, con The Meaning Of Life, il senso della vita, che secondo il testo dei The Offspring è il percorrere il proprio percorso esistenziale “preferendo l’ essere trovato a provare qualcosa di nuovo”, di unico, che rispecchi la propria individualità piuttosto che conformarsi o seguire strade già tracciate o percorse da altri.

Conclude invece con Change The World,  un dito puntato contro quella filosofia da venditore che permeava gli anni ’90, dove vendere un frigorifero nuovo veniva presentato come rendere il mondo migliore, e che già intravedeva nei processi economici in atto e che si sarebbero potenziati con gli anni, l’arricchimento di pochi in contrasto con la povertà più netta dei molti. Niente di nuovo in realtà per il testo di una canzone punk rock, ma al contrario dello stile da disadattato dei Green Day o ribelle dei NOFX, quello di “Ixnay On The Hombre” dei The Offspring, è un tono adulto e strutturato, intriso di sensazioni quasi hardcore punk e post grunge, che non eccede in sproloqui o doppi sensi, rendendosi forse proprio per questo più netto e “tranchant” rispetto ad altri.

La “rivoluzione”, l’essere “contro” nello stile di questo album, non è una pura reazione o ribellione adolescenziale alle autorità dei genitori/insegnanti/forze dell’ordine, ma una scelta di campo frutto di un percorso di maturazione. Non solo, in Me And My Old Lady (dove “old lady” è uno slang che significa “moglie/compagna”), l’essere contro il sistema assume la sfumatura più intima e personale del superare le crisi di coppia senza abusare del divorzio, ovvero quello che il sistema si aspetterebbe, e che negli anni ’90 sembrava la soluzione a tutto, anche ai non problemi di coppia, o al diventare una bandiera dei diritti di uomini, donne, trasformandosi in un animale da proto talk show alla Barbara D’Urso e simbolo di una causa. In questo frangente, “il qualcosa di nuovo” che citavamo sopra, assume la semplice entità del superare insieme i problemi, o ancora meglio, essere consapevoli che in un rapporto non vi sono solo rose e fiori, ma anche incomprensioni e momenti di tensione che tuttavia possono essere superati. 

Ixnay On The Hombre“, quindi, non è uno di quei dischi che fece la storia della musica o che cambiò le sorti di una generazione, ma che mostrò quanto potesse essere profonda ed intima “la tana del bianconiglio” dell’essere contro, dell’essere alternative, e che in fin dei conti, il punk rock non fosse solo per sporchi ed ignoranti all’esterno, ma per tutti coloro che si sentissero “diversi” dentro, con qualcosa di nuovo da costruire e da vivere in maniera personale ed originale piuttosto che da rinnegare o distruggere. 

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