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Upper Wilds – Mars

2018 - Thrill Jockey
noise / alternative

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Tracklist

1. Dead Mall
2. Hellcoder
3. Skylab
4. Wine Flies
5. Perfect Eyesight
6. Mars
7. Delmos
8. Caveman
9. Ex- Frontiers


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L’immagine di Dan Friel, chitarre, voce e mente degli Upper Wilds, suggerisce quella dello scienziato pazzo dei film classici: particolare, curioso, scapigliato. Un newyorkese pel di carota allampanato, un personaggio irresistibile, uno di quelli che riconosci subito nelle vecchie foto di classe, il primo che salta all’occhio: “Va’ Dan! È uguale!”. Insomma, mi avete capito, no? Uno di quelli su cui avresti scommesso la mancia settimanale che avrebbero fatto gli artisti e creato qualcosa di speciale, singolare, perché avrebbero seguito la propria testa, a costo di finire nel calderone delle uscite indipendenti e non essere notati se non da una ristretta scena di quartiere. E infatti avreste vinto.

Siamo di fronte ad uno degli album più originali e che hanno suscitato meno clamore nella scena indie d’oltreoceano. Lo psychic-noise space-rock di questi inimitabili Upper Wilds per fortuna è stato notato almeno da quelli della Thrill Jockey in giro per i locali della Mela e così viene prodotto il loro secondo lavoro in studio: “Mars“. Non solo me lo sono ascoltato tre volte di fila ma ho ordinato al volo anche l’LP e li ho fatti ascoltare ad un ragazzo di Livorno che si gira e mi dice: “Boia deh, ci vorrebbe un de-noiser per ascoltare quel basso!” Ed questo era proprio quello che volevo sentire. Non so cosa sia un de-noiser ma immagino la funzione che potrebbe avere, comunque quello che mi fa piacere è l’uscita di un disco di tale frastuono melodico e spaziale da avvolgere i pensieri e fungere da balsamo per i nervi.

Perché è questo che il noise ha sempre fatto. E il basso di Zach Lehrhoff è la Cura del suono: è prendere un suono e renderlo libero, libero di essere un rumore, libero di vagare tra le creste di onde elettromagnetiche insieme alla chitarra di Dan alle prese con armonie vocali distorte da un’infinità di pedali. “Mars” è uno di quei dischi che ci sono passati sotto al naso e che non sono entrati nelle classifiche di fine anno, ma se ci lasceremo trasportare nel viaggio spaziale, scopriremo che in una galassia lontana lontana è il primo in classifica.

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