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Interviste

Intervista a PETROLIO

Petrolio

Ai nostri microfoni oggi abbiamo Enrico Cerrato aka Petrolio. Fresco dell’uscita dell’ultiml album “L+ES” (firmato Dio Drone e Dischi Bervisti), Enrico è pronto a partire per un lungo tour europeo, che lo vedrà dietro le sue macchine tra le altre città, a Praga, Berlino e Varsavia. La sua proposta è classificabile come elettronica industriale inquieta ed epilettica, dai toni scuri e viscosi, come suggerisce giustamente il moniker.

Ciao Enrico, grazie per averci concesso questa intervista! Raccontaci un po’ come nasce il progetto Petrolio, cosa ti ha spinto a scegliere questo nome?
Ciao! Il progetto Petrolio nasce quasi per scherzo; da tempo volevo tradurre in qualcosa di più concreto le mie sperimentazioni in ambito elettronico ed allora ho cominciato a lavorare per creare una entità che integrasse il mio interesse per i suoni saturi e distorti con le ricerche in contesti più oscuri e sintetici. Proprio dalle sonorità ottenute ho derivato il nome del progetto. Volevo qualcosa di magmatico, scuro, vischioso che richiamasse la terra: nulla meglio per me del Petrolio.

“L+ES” è il ultimo lavoro uscito per Dio Drone e Dischi Bervisti, è un disco abrasivo e disturbato, i suoni sono davvero inquietanti a tratti. C’è un significato nella tua opera? A cosa pensavi e cosa stavi vivendo nel momento in cui l’hai composta?
A differenza delle mie esperienze passate, Petrolio è un progetto esclusivamente mio, perciò catalizza in particolare quello che è il mio vissuto. È quasi una sorta di psicoterapia pubblica, perciò vi traspongo il bianco e il nero del mio mondo emozionale. Indubbiamente l’utilizzo di suoni forti e graffianti porta ad un ascolto più inquieto che sereno, ma posso garantire che metto anche la mia parte positiva. “L+ES” affronta in primis il tema dell’esistenza, intesa sia come somma delle diverse esistenze artistiche che confluiscono nella composizione dell’album, che come Esistenza del nostro Io in questo mondo. L’intento è quello di far viaggiare, sprofondare e rialzarsi, creando un’altalena di chiari scuri. Parafrasando il titolo di uno dei brani “L’Eterno non è per sempre”, le nostre esistenze vivono, evolvono e muoiono attraverso continui “stati”.

Se dovessi pensare agli artisti musicali e non che hanno influenzato la composizione di “L+ES”, quali ti vengono in mente?
Provengo da ascolti per lo più crepuscolari quindi alcuni nomi sono “scontati”; i primi in assoluto sono i Nadja, quindi potete immaginare quanto piacere mi abbia dato la risposta di Aidan che accettava di contribuire con la sua arte al mio disco; poi Justin Broadrick, con tutti i suoi numerosi progetti, in particolare Jesu. Vorrei poi citare un gruppo italiano che tanto mi ha dato in termini di ascolto che sono i Vanessa Van Basten. Sono veramente molte le influenze assorbite in anni di ascolti, per cui mi fermo per evitare di dare vita più ad un elenco che altro.

Nella tua discografia c’è il lavoro “Intramoenia: Noises for Angela”, una soundtrack per uno spettacolo teatrale, ci spieghi di cosa si tratta?
È una collaborazione nata nei primi mesi in cui iniziavo a muovermi live con Petrolio. Da tempo avrei voluto lavorare con una performer e vedendo alcune foto di Angela l’ho contattata. È nato immediatamente un reciproco interesse che ha portato alla nascita di questo progetto presentato in alcuni live nei quali mentre Angela effettuava la sua performance attoriale io portavo live le mie musiche. Alcuni mesi dopo la Low Noise Prod., etichetta canadese, si è proposta per la produzione di tape con i brani della performance.

Petrolio

Che cosa ascolti tu abitualmente al di fuori della tua attività musicale? Quali sono i tuoi artisti Italiani preferiti?
Uno dei vantaggi di suonare in giro è il poter ascoltare tanta musica in auto e soprattutto conoscere e reperire una serie di prodotti non sempre conosciuti. Quest’anno ho ascoltato molto, i dischi di Bad Girl e Noire Antidote, l’ultimo Sigillum S e molte altre produzioni. Sto attendendo di sentire il disco degli amici Black Lava e Camera Oscura, e normalmente seguo le uscite delle etichette underground italiane. Tra gli artisti italiani c’è molta qualità, difficile fare nomi senza escluderne qualcuno; posso citare Mai Mai Mai, Ovo, Tonto, Sigillum S, Bad Girl, Hate & Merda, M.lle Bistouri, Larsen tutti provenienti da ambiti differenti alcuni noti altri un po’ meno ma con qualità molto alta.

Sappiamo della tua militanza e collaborazione con gli Infection Code che abbiamo intervistato per l’uscita dell’ultimo disco “Dissenso”. In che rapporti sei con la band? Senza offendere nessuno, ti trovi meglio a comporre da solo o con una band ?
Militanza storica durata 18 anni..un tempo realmente lungo che ha lasciato importanti ricordi e forti amicizie. Siamo assolutamente in buoni rapporti, purtroppo le attività extra musicali non mi consentivano di portare avanti due progetti impegnativi e Petrolio per me attualmente è una necessità artistica fondamentale. Dal punto di vista compositivo sono due esperienze assolutamente lontanissime. Oltre al fatto che componendo da solo tutto il materiale viene esclusivamente filtrato da un unico artista, c’è il vantaggio indubbio di dettarsi tempi e modalità in solitaria. Certo manca però quell’atmosfera goliardica della sala prove e del confronto che rende la band un’esperienza a se stante. Difficile quindi dare una priorità tra l’uno o l’altro metodo; diciamo che per ora Petrolio mi soddisfa appieno.

I tuoi live di quest’anno sono moltissimi e si prevedono parecchie date fuori dall’Italia. Com’è il pubblico ai tuoi concerti? Ballano? Rimangono immobili? Si gettano a terra in preda a convulsioni?
L’ultima opzione è la più plausibile direi, visto i diversi comportamenti registrati durante i live. Posso dirti che l’atteggiamento più frequente è quello del l’ascolto e della fruizione dei visual, ma ci sono stati situazione come a Tolosa in cui mi sono trovato il pubblico che ballava di fronte a pochi centimetri dalle macchine. L’importante è che ci sia uno scambio emozionale: è quello che rende unici il live.

Che ne pensi riguardo il panorama underground Italiano in generale? Teniamo il confronto con le altre potenze musicali nel mondo? Ci sono band sottovalutate che meriterebbero di più?
Il nostro è un underground storicamente ricco, che sta soffrendo, come in altri paesi europei, la crisi soprattutto di luoghi dove proporsi e di pubblico giovane, sempre più addestrato a fruire virtualmente la musica. Però a livello qualitativo non temiamo nessuno. Anzi devo dire che per quel che riguarda la musica elettronica sperimentale la scena italiana è molto considerata all’estero. Nomi come quelli di Maurizio Bianchi o Sigillum S sono molto noti tra il pubblico estero e sinonimo di qualità. Band sottovalutate ce ne sono e ce ne saranno sempre, ancora più in quest’epoca dettata dai “like” e dalla visibilità “social” che non sempre premia la qualità. Spesso incontri in sede live realtà interessantissime assolutamente poco valorizzate; e la quantità di lavori pubblicati rende ancora più difficile venire segnalati da siti o riviste specializzati.

Bene Enrico, siamo alla fine! Cosa dobbiamo aspettarci da Petrolio prossimamente? Collaborazioni? Progetti particolari?
Per ora mi sto concentrando sulle date e lo spettacolo live; ho in programma un nuovo split con la stesura di alcuni brani a quattro mani con Yuko Akira, un’artista noise giapponese, e la scrittura di un brano assieme ad una band storica per ora ancora agli albori. Poi la stesura di una soundtrack per un cortometraggio del fumettista AkAB..diciamo che un po’ di rumore scuro all’orizzonte si intravede. Grazie ancora per l’opportunità che mi avete concesso e ci si vede presto nell’oscurità 

Grazie mille del tempo che ci hai dedicato! Ti facciamo gli auguri per il tuo nuovo disco e per il tuo tour europeo, a presto!

Petrolio

 

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