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Yerûšelem – The Sublime

2019 - Debemur Morti
industrial / elettronica / metal

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Tracklist

1. The Sublime
2. Autoimmunity
3. Eternal
4. Sound Over Matter
5. Joyless
6. Triiiunity
7. Babel
8. Reverso
9. Textures Of Silence


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Yerûšelem è la nuova creatura di Vindsval e W.D. Feld dei Blut Aus Nord che, con “The Sublime”, pubblica il suo debutto a poco più di un anno di distanza dall’ultimo lavoro della band madre. Dalla meravigliosa trilogia “777, con la sola esclusione del terzo capitolo del concept “Memoria Vetusta“, la band francese si è sempre più distaccata dal black metal onirico degli esordi per inoltrarsi nei meandri di un personalissimo ibrido di claustrofobia industrial e atmosfere nere.

Se da un punto di vista prettamente formale questo nuovo progetto sembra riprendere direttamente il discorso intrapreso con “777 – Cosmosophy“, va però precisato che Yerûšelem possiede una personalità ben precisa. Il duo infatti sembra aver scelto di scorporare le influenze principali della propria evoluzione, lasciando la parte più oscura, criptica e atmosferica ai Blut Aus Nord e riversando invece l’impatto viscerale di band come i Godflesh in questo nuovo progetto.

Se ad un ascolto distratto si potrebbe non comprendere il perché di un cambio di nome, addentrandosi più in profondità diventa palese come ogni pezzo di “The Sublime” rappresenti una delle tante facce di una creatura che vive di vita propria. Partendo dai Thorns per arrivare fino ai Coil, Yerûšelem ci trascina in un vortice fatto di bassi distorti ed ipnotici, chitarre mai troppo pesanti che disegnano textures industriali e ritmi ossessionanti a metà strada tra l’hip hop e l’elettronica di scuola Warp, il tutto condito da lontane melodie vocali sommerse da feedback e riverberi.

Ogni brano è un microcosmo di influenze varie, come quelle orientaleggianti di Babel, lo shoegaze della titletrack, e la cosmicità della stupenda Eternal. I fantasmi di capolavori come “Streetcleaner“, “Pure” e “Selfless” risuonano in Joyless, Triiiunity e Autoimmunity, ma acquistano una veste moderna, meno urbana più onirica e cosmica.

Mai come oggi Vindsval rappresenta forse l’unico in grado di continuare ed evolvere il discorso intrapreso da gente come Justin Broadrick (e meglio di Justin stesso), e spero vivamente che questo magnifico debutto non rimanga un episodio isolato come lo è stato per quel mezzo capolavoro di Greymachine anni orsono.

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