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Taur-Im-Duinath – Del Flusso Eterno

2018 - Dusktone
black metal

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Tracklist

1. Symbelmynë
2. Rinascita
3. Così parlò il tuono
4. Del flusso eterno
5. Hírilorn
6. Il mare dello spirito
7. Ceneri e promesse
8. Mallorn


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Il nostro bel paese non ha mai brillato nell’oscuro firmamento del black metal. Ciònonostante, anche in Italia abbiamo le nostre interessanti realtà di questo genere musicale. Tra i nomi più influenti, tenendo sempre presente che si tratta di un genere di nicchia, abbiamo i Forgotten Tomb, gli Aborym e i Beatrik, gruppi che hanno saputo, insieme ad altre band, portare avanti il tricolore nell’oscura valle del metal nero. Con piacevole sorpresa i Taur-Im-Duinath, la nuova one-man band di Francesco del Vecchio, alias Oudeis, fa capolino con il suo primo album in studio: “Del Flusso Eterno”. Dal nome dal sapore tolkieniano, questo nuovo progetto, dopo Randir, demo del 2016, sviluppa un album di otto tracce piuttosto interessante.

In Symbelmynë, la pioggia sembra cadere sul manto di foglie secche di un fitto bosco in un panorama di dirupate montagne, mentre noi ci inoltriamo negli oscuri sentieri che Oudeis ha creato. Rinascita fa subito capire che lo stile dei Duinath è quello classico e aspro del black metal con un paio di pause doom che lasciano spazio a riff algidi di chitarra. Il titolo del brano ci proietta nel concept dell’album: trasformarsi e rinascere nel flusso eterno dell’universo. 

La rinascita parte da Così parlò il tuono: black metal alla Darkthrone, blast beat a martello e basso pesante, con una cornice di chitarra mortifera e glaciale descrivono un paesaggio arcigno e arido, dove non c’è speranza per nuova vita. Ma un fulmine, sulle note di un bell’assolo di chitarra, apre la strada al tuono, messaggero di pioggia, che ridà speranza alla vita.

Un alternarsi di blast beat serratissimo, e di sola chitarra acustica disegna il flusso su cui scorre la title track dell’album: la cavalcata black viene interrotta dalla leggiadria di una chitarra acustica che ci immerge in un’aura onirica, soffocata poi da una nuova parte violenta ed oscura che ci sbatte nuovamente in quel paesaggio desertico ed ostile. Un riuscitissimo brano che sembra simbolizzare il passaggio dal giorno alla notte, dalla luce al buio e l’incessante trasformazione dell’universo e della stessa razza umana. 

Dal magico intro Hirilorn, siamo poi proiettati in Il Mare dello spirito, brano dove permane l’alternarsi di oscurità e tenebre, di black, doom e ambient. Lo scream di Oudeis marca senza sosta ogni fraseggio di questo flusso di trasformazione continuo, andando dalle urla più aspre e frenetiche, alla voce più sospirata e sinistra. Ceneri e promesse, forse la miglior traccia dell’intero lavoro, mantiene lo stesso copione trasformista, stavolta partendo da un mood ambient. Il brano si presenta quasi come un’iraconda supplica alle forze della natura da parte di chi ha errato a lungo per i paesaggi aridi e oscuri cantati finora: una supplica di rinascita, di metamorfosi che porterà il viaggiatore ad entrare nel flusso eterno dell’universo che arriva sulle note della strumentale Mallorn.

Del Flusso Eterno” è un lavoro artisticamente ben fatto e tecnicamente ben eseguito, con un concept interessante e curato. La nota dolente è che spesso il minutaggio non indifferente dei brani, rende il tutto un po’ prolisso e difficile da digerire nel complesso. Considerando che, per la maggior parte, i brani, escludendo quelli strumentali, sono tutti intorno ai nove minuti, il risultato è un notevole disegno artistico, ma dalle movenze molto lente e ridondanti.

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