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Be Forest – Knocturne

2019 - We Were Never Being Boring
shoegaze / darkwave

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Tracklist

1. Atto I
2. Empty Space
3. Gemini
4. K
5. Sigfrido
6. Atto II
7. Bengala
8. Fragment
9. You, Nothing


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Lasciarsi sprofondare nell’abisso per trovare la pace: sembra essere questa la missione dei Be Forest con il loro nuovo album “Knocturne”, che per il trio pesarese vuol dire dieci anni di attività e una maturità ormai definita e (forse) definitiva.

A ben cinque anni dal precedente “Earthbeat”, i Be Forest compiono il salto definitivo e scelgono di immergersi fino al collo in quell’oscurità fin qui solo sfiorata, ammirata da una distanza non di sicurezza ma comunque nemmeno mortale. In bilico tra la wave scura di “Seventeen” e “Pornography”, lo shoegaze fluido degli Slowdive e il dream pop maligno dei Blonde Redhead, “Knocturne” è una progressiva discesa in un oceano di paure in cui una miriade di anime abbandonate e agonizzanti vagano in cerca di un briciolo di ossigeno che non può esistere. Perchè quelle raccontate dai Be Forest sono storie di delusione e di rassegnazione, messe in scena con il piglio ora rabbioso (Gemini, Empty Space) ora seducente (K, Fragment, Sifgrido) dell’attore navigato e triste che da dietro quelle tende nere scruta il pubblico, pronto a regalargli un asfissiante groppo in gola.

Non c’è infatti nessun accenno di speranza nei suoni cupi e potenti che tratteggiano un disco di una compattezza invidiabile, che galleggia in una costante e ipnotica sospensione, fatta di melodie sognanti e ritmiche ossessive che sembrano arrivare dritte da un aldilà: chitarre taglienti e stratificate, basso lacerante e una batteria dall’incedere claustrofobico fanno da contraltare ad una vocalità rassicurante, che sembra sussurrare con dolcezza tetra e beffarda che tutto è andato storto, ma che qui, distesi sul fondo più nero, il peggio è bassato.

Difficile trovare in Italia un progetto così coerente e ispirato che sappia raccontare le tenebre con l’eleganza e la coscienza di chi sembra averle toccate davvero.

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