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Motorpsycho – The Crucible

2019 - Stickman Records
rock / prog / psych

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Tracklist

1. Psychotzar
2. Lux Aeterna
3. The Crucible


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Lo so che molti storceranno il naso pensando ai Motorpsycho di “It’s A Love Cult” o “Trust Us”, tuttavia dobbiamo tenere presente una cosa, ovvero che i Motorpsycho sono degli artisti e come tali prendono decisioni indipendenti dall’ opinione pubblica o forse sì e sono talmente scaltri dall’aver capito quale formula attrae di più soprattutto in vista dei prossimi tour. Resta il fatto che in questi anni i Motorpsycho si trovano a loro agio in questa dimensione sempre più lontana dalla scena “alternativa” europea. Comunque sia, la cosa migliore da fare quando arriva un nuovo album dei Motorpsycho è acquistarlo a scatola chiusa, premere play, chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare.

Prodotto come il precedente da Deathprod e annunciato come il proseguimento di “The Tower” (per cui non mi aspettavo sterzate clamorose di stile) arriva “The Crucible”, ennesimo lavoro dei nostri norvegesi preferiti. I Motorpsycho riescono ancora come pochi altri a combinare generi distanti tra loro alla maniera dei veri fuoriclasse, così da appassionare uno dei pubblici più vasti, perché con loro è ostico parlare di genere, piuttosto si tratta di evoluzione: li banalizzerei se mi mettessi a parlare di prog, space rock o dei soliti “echi seventies”, quello a cui ci troviamo davanti è l’unicità di una band e “The Crucible” è esattamente quello che ci aspettavamo a un anno e mezzo di distanza dal meraviglioso “The Tower”, un viaggio nel silenzioso sottobosco e un volo magico tra le montagne innevate.

Se proprio volete un azzardo, direi che è meno rock e più prog, ma ciò lo si può facilmente intuire anche subito dando un’occhiata alla tracklist: tre tracce che da sole arrivano a toccare i 40 minuti di durata, il viaggio inizia con Psychotzar, forse il pezzo più “compatto” dei tre, prosegue nella (solo parzialmente) eterea Lux Aeterna, per finire con la titletrack che da sola copre metà della durata dell’album e qui i nostri ci accompagnano attraverso lunghe camminate in pianure sconfinate e poi pietraie da scalare a mani nude per arrivare a ritrovare l’aperto e respirare l’aria più fresca possibile, potenze ipnotiche di ritmi ossessivi di Sæther e chitarre senza freni di Ryan. Le melodie vocali sono, ancora una volta, inarrivabili.

Perché forse è di questo che si tratta ogni volta, album dopo album: di freschezza, pura forma artistica, stesura che si aggrappa al cuore. Sempre avanti. Non scioglietevi mai.

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