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Ariana Grande – Thank U, Next

2019 - Republic
r&b

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Tracklist

1. Imagine
2. Needy
3. NASA
4. Bloodline
5. Fake Smile
6. Bad Idea
7. Make Up
8. Ghostin
9. In My Head
10. 7 Rings
11. Thank U, Next
12. Break Up With Your Girlfriend, I’m Bored


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Per farsi un’idea generale dello stato attuale della musica pop – e, perché no, cercare di intuirne le possibili future evoluzioni – è necessario seguire con attenzione le mosse di Ariana Grande. L’ex idolo di stuoli di ragazzini cresciuti con le sitcom targate Nickelodeon è oggi una superstar del mainstream in grado letteralmente di asfaltare la concorrenza sulle principali piattaforme di streaming: con i suoi quasi cinquantacinque milioni di ascoltatori mensili, è la numero uno al mondo su Spotify. Certo, numeri di questo tipo valgono quel che valgono se poi, dal punto di vista artistico, la sostanza è poca o nulla.

Nelle dodici tracce di “Thank U, Next” di carne al fuoco però ce n’è, così come ce n’era stata appena sei mesi fa nel lavoro precedente (il fortunato “Sweetener”, fresco fresco di Grammy Award). Ariana Grande rientra in quella schiera non troppo folta di campioni delle charts che, probabilmente seguendo il modello di Beyoncé e del suo “Lemonade”, non ha paura di prendersi qualche piccolo rischio. Nel suo contesto, questo disco può persino essere considerato coraggioso.

A colpire è innanzitutto la cura dei dettagli. Si ha l’impressione che i brani siano stati scritti, arrangiati e prodotti per suonare nella maniera più fresca e moderna possibile, lasciando passare in secondo piano quella spasmodica ricerca del ritornello o dell’hook giusto che spesso sfocia nel puro fastidio. Non aspettatevi quindi gli eccessi e quell’orecchiabilità tra l’irresistibile e il kitsch che caratterizza alcuni fenomeni del momento, tipo il k-pop o il reggaeton.

Di quest’ultimo se ne recupera qualche caratteristica, soprattutto per quanto riguarda la parte ritmica. In un brano come Bloodline, tanto per fare un esempio, si incontrano accenti di rumba e una bella sezione di fiati dal sapore dancehall. Per stare al passo con i tempi troviamo naturalmente anche dosi generose di trap sparse qua e là. L’influenza del genere più chiacchierato del momento si manifesta con tutta la sua potenza tra le trame doo-wop di Fake Smile e quelle urbane di In My Head,  un vero e proprio trionfo di casse pesanti, charleston che imitano il clangore metallico delle catene delle bici e bassi talmente bassi da riuscire a friggere persino il miglior impianto subwoofer disponibile sul mercato.

Sulla stessa lunghezza d’onda il singolo 7 Rings, che si fa notare principalmente per il modo in cui la voce sulla strofa riprende il tema del vecchissimo standard jazz My Favourite Things. Ariana Grande come John Coltrane, allora? Non scherziamo; semmai in “Thank U, Next” c’è un tentativo ben confezionato di dar vita a una creatura a due teste, divisa tra un tradizionale R&B dolciastro ma di classe alla Mariah Carey e Whitney Houston (numi tutelari della cantante di Boca Raton) e un pop davvero molto minimale; un ibrido sintetico difficile da etichettare.

Uno stile innovativo quanto basta da riuscire a intercettare i gusti di quella che potrei azzardarmi a definire “Generazione Pitchfork”, composta da giovani appassionati di musica che, con un pizzico di snobismo e forse un’ombra di immotivato senso di colpa, sarebbero pronti a trovare origini nobili (o alternative) anche nella produzione di Taylor Swift o Katy Perry pur di giustificare il fatto che sì, a loro piace il mainstream. E che c’è di male?

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