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TOY – Happy In The Hollow

2019 - Tough Love Records
indie / pop

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Tracklist

1. Sequence One
2. Mistake a Stranger
3. Energy
4. Last Warmth of the Day
5. The Willo
6. Jolt Awake
7. Mechanism
8. Strangulation Day
9. You Make Me Forget Myself
10. Charlie’s House
11. Move Through the Dark


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Era il 2012 quando per Heavenly Recordings uscì “TOY”, debutto omonimo di una giovane band di Brighton che fece tremare l’annoiata scena indie-rock mondiale con una miscela killer di kraut-gaze e dream-pop. Certo, qualche annetto prima si era intuito che qualcosa stava cambiando. La risposta alla provocazione di Interpol, Strokes e compagnia bella “Albione, se ci sei, batti un colpo” non aveva infatti tardato a manifestarsi. Chi? Artic Monkeys, Bloc Party, Editors, Franz Ferdinand, Kaiser Chiefs, Kasabian, Klaksons, White Lies e chi più ne ha, più ne metta. Tra tutti, però, una band in particolare è d’obbligo menzionare, quando si parla di TOY: The Horrors. È infatti dall’originalissima miscela di post-punk, psych-rock e drone-pop di “Primary Colours” (XL Recordings, 2009) che traggono maggiormente ispirazione tracce quali Colors Running Out, Dead & Gone o Motoring, degne di uno spazietto tutto loro nel cuore di chiunque abbia seguito con gli occhi lucidi la cosiddetta “New Rock Revolution”.

Alla fortunata ricetta del debutto omonimo, riprodotta con più (“Join The Dots“, 2013) o meno successo (“Clear Shot“, 2016) negli anni seguenti, si sostituisce qui un’estetica più oscura e sognante, dai toni decisamente romantici, quasi decadenti. Se da un lato “Happy In The Hollow” farà di certo incazzare la fan base in attesa di nuove bombe motorik (nonostante un contentino sia lasciato nel delirio adrenalinico di Energy), dall’altro fa di certo risaltare le capacità compositive di Tom Dougall e compagni, che dimostrano di possedere un’anima molto più tristona e psichedelica di quanto si potesse immaginare. Dal convincente indie fantasmagorico di Mistake a Stranger ai deliziosi arpeggi di Last Warmth of the Day (che fanno pensare a 2+2=5 dei Radiohead, se solo fosse stata scritta a fine anni Settanta). Dal lieto fine goth-western di The Willo al synth-pop in slow motion di Strangulation Day. Dalla parentesi acid-folk strumentale (molto Mazzy Star) di Charlie’s House alla conclusiva ballata à la JAMC Move Through the Dark. Non fraintendetemi, non mancano comunque le cosiddette “hit”: Mechanism, che ricorda vagamente Common People dei conterranei Blur (anche se in sordina) e You Make Me Forget Myself, splendido lentone da dancehall miscela di slide guitar e archi sognanti, una sorta di Cherry Coloured Funk (Cocteau Twins) riadattata per gli anni Dieci.

La sfida dell’autoproduzione, il debutto per una nuova etichetta (Tough Love Records), la virata stilistica: “Happy In The Hollow” rappresenta decisamente un passaggio delicato nella storia dei TOY. Fortunatamente i Nostri hanno deciso di affrontare il tutto con maturità e furbizia, come esperti giocatori di poker. Si ha infatti come l’impressione che la band non abbia voluto correre troppi rischi, per stavolta. Nessun all-in, ma giocate intelligenti, sicure. Certamente (e forse proprio per questo) non disco dell’anno, ma i pezzoni ci sono e – soprattutto – rincuora vedere la band soffisfatta del nuovo lavoro e ottimista sul futuro. Che stia coltivando un poker d’assi per la prossima giocata? Non è da escludere. Io ci conto.

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