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Le Butcherettes – bi/MENTAL

2019 - Rise Records
art rock

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Tracklist

1. spider/WAVES (feat. Jello Biafra)
2. give/UP
3. strong/ENOUGH
4. father/ELOHIM
5. little/MOUSE
6. in/THE END
7. nothing/BUT TROUBLE
8. la/SANDÍA
9. struggle/STRUGGLE
10. dressed/IN A MATTER OF SPEECH
11. mother/HOLDS (feat. Alice Bag)
12. sand/MAN
13. /BREATH


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Le Butcherettes sono la tipica band che altrove è un piccolo oggetto di culto mentre dalle nostre parti poco più di un sollazzo per sventratori di archivi musicali – leggi nerd – e questo costituisce un certo grado di rammarico. Le attenzioni che il gruppo natio del Messico ha attirato nei vicini Stati Uniti sono poi di quelle vincenti e annoverano Omar Rodriguez-Lopez (al tempo principale fautore della mia scoperta della band), Henry Rollins, Melvins (che assieme alla frontwoman Teri Gender Bender tirarono su il progetto Crystal Fairy non meno di due anni fa), Deftones, Iggy Pop, John Frusciante e Mike Patton – per interposta persona attraverso la sua Ipecac Recordings.

Venendo ai giorni nostri la faccenda è tutt’altro che cambiata. Rodriguez-Lopez al banco mix rimpiazzato da, beh, Jerry Harrison dei Talking Heads, il quartetto, oggi completato dai fratellini di Omar Manfred e Rikardo – già micidiali macchine da guerra degli incredibili Zechs Marquise, che se amate il prog più efferato vi consiglio di recuperare – e dalla batterista Alejandra Luna Robes, si lancia con “bi/MENTAL” nell’impresa di dare un seguito degno a quella peste di “A Raw Youth”. Impresa che a quanto pare riesce senza troppi sforzi.

Se l’album del 2015 mostrava già le vestigia di una trasformazione in termini puramente tecnici, qui la crisalide si è totalmente rotta mostrando le ali di una farfalla completa di colori e forme nuovi. Precedentemente al suffisso “art” si poteva affiancare senza timore il termine punk, o al limite garage, oggi invece questi vengono sostituiti in piena regola dal rock. Art-rock, dunque, ma non ampolloso rabberciamento di certe sonorità, bensì una vera e propria evoluzione, soprattutto per quanto riguarda il suono delle chitarre amministrate da Gender Bender, prima taglienti e inferocite, ora ammansite ma non meno abrasive o interessanti. Semplicemente utilizzate come abbellimento e non come baionetta, e chi meglio di Harrison avrebbe potuto operare di modo che questo accadesse. Così come i synth, che prima stavano ad impreziosire lo sfondo, ora si ritagliano un loro posto ben preciso nell’economia dei brani.

Quel che non cambierà mai è la sguaiatezza della voce incattivita di Teri che nemmeno nei momenti più quieti nasconde la sua irrequieta natura ferale, benché sia spesso utilizzata in modo più che ragionato. C’è un forte eco a cavallo tra ’80 e ’90 nei momenti più orecchiabili e smaccatamente cantabili delle deliziose little/MOUSE (con tanto di latrati canini anti-radiofonici), la latin-punk rock dressed/IN A MATTER OF SPEECH ed il primo singolo strong/ENOUGH, o nel candore psych-pop della vellutata in/THE END, canto di ricordi lontani che carezza l’animo, grazie anche agli intarsi chitarristico/elettronici. Più ficcanti e punk di ritorno invece spider/WAVES (sugli scudi nientemeno che mr. Jello Biafra a declamare col suo piglio da anarco-politico), la tribal-punk-doo woppata nothing/BUT TROUBLE.

L’uso dello spagnolo nell’electro garage di la/SANDIA spinge sul pedale della sensualità in accelerazione totale, mentre pare di avere a che fare con due persone distinte su struggle/STRUGGLE, una stentorea ed immensa, l’altra in piena psicosi, sulla rampa di una sezione ritmica giganteggiante forte di un comparto elettronico importante. Un vero e proprio agglomerato di nostalgia sonora virata in modo così sapiente da non risultare affatto come una solerte operazione passatista, suonando moderno e fresco come pochi altri dischi di genere (e hai detto niente).

Resta pur sempre quel piccolo problema che nel nostro Paese se lo cagheranno in due, ma io ci provo e ve lo descrivo così, ovvero come una perla che svetterà nel deserto della produzione rock del 2019. Magari vi scappa, se non proprio di comprarlo, almeno di metterlo in lista su Spotify.

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