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The Taan Trio – Live At Easy Nuts Lab

2019 - Chant Records / Felmay
jazz / fusion

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Tracklist

1. Darvish 
2. Trevor  
3. Toni Boselli 
4. Balcano 
5. Andrea Rainoldi  
6. Wights Waits For Weights 
7. Black Madonna 
8. If You Want Me To Stay 
9. Cellule


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Perbacco! Ecco una bella band coraggiosa e schietta che scopre sul tavolo le carte del proprio gioco, ponendo contro l’ascoltatore un’esposizione della propria manifesta e fantasiosa voglia di scardinargli le orecchie, sventrarne il cuore e cucinarlo sorseggiando un buon vino milanese tipico, di quelli che non si prestano troppo all’invecchiamento.

Brindando alla salute del trio in oggetto, un requisito che zampilla fresco e genuino origliando le loro eloquenti chicche, vien tanta voglia di farsi trifolare in una rovente padella imburrata al suono di questo grande album che porta il seguente titolo: “Live At Easy Nuts Lab“. Segnatamente summa dell’esperienza dal vivo dell’anno precedente, decidendo di dar voce al trio immortalando quel lungo processo di vitalizzazione on stage, s’è realizzato su questo CD la trascorsa avventura di Alberto Amedeo Nazzaro Turra e dei suoi alfieri, William Nicastro al basso elettrico e Stefano Grasso alla batteria, e si sappia, i tre sono già ripartiti in tour a ormai pochi giorni dall’uscita ufficiale dell’ Easy Nuts Lab Live Performance. Il Dottor Turra è personaggio polivalente e poliedrico in campo musicale e artistico, eseguendo musiche per balletto contemporaneo, realizzando musiche per film e documentari e ha perseguito mansioni di direzione artistica di un rinomato teatro a Monza, il Teatro Binario 7, il più attivo e importante teatro in Brianza.

Delle nove tracce incontenibili per spessore e riferimenti – l’ottava è ottimo sfogo funky, If You Want Me To Stay, cover di Sly and The Family Stone -, si coglie tutta la personalità musicale scaturita sul palco e convogliata sul pubblico, ove spicca la maturità congegniale al trio qui magnificamente espressa nel fiutato feeling; l’aggancio multiversificante della chitarra di Turra, ovviamente in primo piano, spara a zero e si comporta quale regina sulla scacchiera, coperta nelle sue invenzioni dalla attentissima sezione ritmica, prodiga e in perfetta sintonia d’insieme.

Il disco è tutt’altro che campionario di virtuosismo, c’è realmente enorme sentimento e trasporto, fusione, amalgama, una intensa gamma di emotività trascinante (Andrea Rainoldi), sensualità, ammiccamenti ad altrui artisti giganti, ben introiettati nel tessuto di quasi ogni track; soprattutto la dialogica strumentistica modulata si tramuta in cristallina alchimia ed architettura fascinosa, costringendo a vedere ciò che sullo stage accade, gustandone ogni attimo senza perderne il filo, ad esempio librando le ali al sole e all’aria aperta sorvolando i mari e i monti della psycho-fusion (Darvish), nonché vivendo, di volta in volta, quell’articolato gioco di suoni che erige ogni pezzo alla consacrazione della nuova e rinnovata concrezione dell’ascolto.

È il bello di possedere un CD di così alta levatura immaginifica, capace di offrire all’uditore soluzioni poetiche e malinconiche, fraseggi jazz, melodie tirate a lungo, verve blues, cavalcate rock, libertarie jam (Toni Boselli) passionalmente traversate da scontri sonori che compongono l’eterno viaggio sonoro dell’anima di Turra, sconfinante nell’etno-jazz e nella musica napoletana, persino (Balcano), giocando e incaponendosi sino a surriscaldare l’act.

Wha-wha, distorsori aperti, animate scansioni ritmiche, bassi che punteggiano, corrono e attendono, e rimandano a fausti colpi di batteria, planando le suggestioni tra sustein e melodiche scale seducenti belle come odalische, comprovando il magico equilibrio privo di sostegni (Wights Waits for Weights) e il fluido strumentistico black-soul che fa rabbrividire i tegumenti – sicuri che ogni tocco partecipi a un concerto che ha del cameristico raccoglimento incantato, quanto di un aperto, ampio, acid-sit-in gratefuldeadiano (Trevor), smascherando le falsità e i trucchi ad effetto, vigorosamente relegando al sentimento autentico una resa che inciucia con il capolavoro.

Un disco che consuma, votato a fare tanta compagnia, un valente amico. Sottolineo, senza minimizzare null’altro del disco e della produzione che ne è partner viscerale, due outsider: la narrazione di Black Madonna, grazie alla quale il trio traina nel CD un brano dalla loquace e sommessa presa intima; e la conclusiva Cellule, che sancisce la straordinarietà musicale compositiva ed espressiva che fuoriesce dal cappello a cilindro del Taan Trio.

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