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Yann Tiersen – All

2019 - Mute Records
ambient / minimal

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Tracklist

1. Tempelhof
2. Koad (Wood)
3. Erc’h (Anow)
4. Usal Road
5. Pell (Far)
6. Bloavezhioù (Years)
7. Heol (Sun)
8. Gwennilied (Swallows)
9. Aon (Fear)
10. Prad (Meadow)
11. Beure Kentañ (First Morning)

 


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Yann Tiersen ritorna con “All”, decimo album del compositore minimalista Francese (rilasciato lo scorso 15 Febbraio 2019) da molti conosciuto per aver lavorato alla colonna sonora dello storico film Le Fabuleux Destin d’Amélie Poulain oltre che per un’ampia discografia fatta di musica minimal, colonne sonore e tagli profondamente intimi e contemporanei.

Con “All” Tiersen pone chiusura alla trilogia dedicata all’uomo e al suo rapporto con la realtà naturale, iniziata con “Infinity” e proseguita con l’eccelso “Eusa”. Questa volta, però, nel capitolo finale vedremo lo spostamento del focus nei confronti di scenari ben più universali che trascendono dal particolare per giungere, in chiusura di concept, ad una maggiore visione di insieme.

Durante tutta l’ora di esecuzione il polistrumentista francese arrangia e ammaestra la sua realtà musicale per portarci in profonda immersione in scape sonori dal taglio estremamente minimale, ambientale e tendente ad un clima di solennità assoluta che va a perpetrarsi canzone dopo canzone come a voler rappresentare alla perfezione l’assunzione dell’uomo con l’ambiente naturale, in fuga dalla frenesia contemporanea tramite sonorità leggiadre tinte da chiari richiami neo romantici e folkloristici. Elementi che vanno a particolareggiare “All” sono la riscoperta di lingue nordiche, disperse o ormai poco utilizzate, come l’Islandese e il Bretone. L’utilizzo delle voci durante tutta l’opera è ampio, alternando vocalità profonde e cupe (Gwennilied) a tagli invece più eterei, corali e sognanti (Bloavezhioù, Pell)

Ovviamente, in un concept dal taglio tanto ambientale, non poteva mancare l’ampio utilizzo di field recording, registrazioni d’ambiente che vanno ad impreziosire le esecuzioni con elementi naturali. Lontane voci fanciullesche aprono la dolce e pianistica Tempelhoff, il cinguettare di uccelli si insinua tra le note piano e voce di Koad, passi umani attraversano la foresta conducendoci agli albori di Pell. Gli elementi precedentemente citati mescolati, come sempre, a magistrali danze sull’avorio  di Tiersen ed arrangiamenti efficaci di parti orchestrali e strumenti dal sound estremamente folkloristico, rendono “All” non solo una semplice esperienza musicale ma ben si una chiara possibilità meditativa. Musica che non solo tenta di comunicare con l’ascoltatore ma, in primis, punta ad indurlo in un particolare stato di profonda quiete e serenità in grado di poter scaturire le più disparate riflessioni o anche “solamente” un semplice senso di benessere e riconciliazione con se stessi.

Di contro, però, la ricerca quasi esasperata di un clima estremamente solenne, soave e “universalistico” va a ledere la componente dinamica ed emotiva dell’opera, mancante di reali momenti emotivi intensi o picchi particolari, risultando, nella sua ora di esecuzione, estremamente piatto.

In conclusione, con “All” Tiersen rilascia un lavoro estremamente raffinato e ricercato, efficace nel suo intento nonostante uno scarso potenziale emozionale che, comunque, non va ad inficiare una produzione nel complesso godente di ottima qualità.

 

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