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Half Japanese – Invincible

2019 - Fire Records
indie rock

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Tracklist

1. Swept Away
2. Love Explosion
3. The Puppet People
4. Return Of The Vampire
5. Or Ever Will
6. No More
7. All At Once
8. The Walking Dead
9. Forever In My Heart
10. What Are You Gonna Do?
11. It’s Here
12. Invincible
13. No Wonder
14. It Has Me
15. Indestructible


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Ormai un disco degli Half Japanese è più una questione d’abitudine che un evento stupefacente. A cadenza annuale, com’è d’altronde sempre stato – e così dal loro ritorno nel 2014 – ecco che Jad Fair e soci tornano con un nuovo dischetto.

Lontani eoni sono i tempi in cui il mostro HJ creava scompiglio nel mondo del pop con la sua formula mostruosa tra lo-fi, art punk e indie inferocito, con quei bei tocchi di jazz destrutturato che tanto piacevano a tutti i facenti parte della No Wave, della quale i fratelli Fair erano outsider, quindi estranei tra gli estranei. Ora che non è più così la faccenda si è parecchio raffreddata ed è quindi più una situazione che riguarda le sicurezze della vita, quelle cose che osservi con la coda dell’occhio sperando di trovarle sempre lì.

Certo, potremmo leggerlo come un punto debole, visto il peso storico di questo progetto, ma in realtà è un po’ come quando parliamo dei Dinosaur Jr, per intenderci. E così “Invincible” è esattamente ciò che ci si attende ancora una volta da Fair, ma fatto così bene che un po’ gliela perdoni, questa mancanza d’inventiva. Troppi brani, questo sì, ma alcuni sono davvero deliziosi: il power-pop tirato e virato punk di Or Ever Will, la new wavvosa nevrastenia elettrica a là R.E.M. prima maniera che ritroviamo su Return Of The Vampire, lo stralunato surf rock aleggiante dalle parti di No More o, perché no, le assurdità semi-ska nascoste nelle ritmiche di The Walking Dead, con tanto di ottoni al codazzo e assurdità sintetiche assortite.

Ahinoi fin troppo poco spazio viene destinato alle sghembe noisettate dei bei giorni che furono, ma It’s Here riporta piacevolmente indietro l’orologio di qualche decennio. Tutto il resto purtroppo è opinabile e lascia il tempo che trova, indulgente verso un pop sixties che stanca ancor prima di cominciare.

Non cattureranno più l’attenzione ma gli Half Japanese il loro lavoro lo san ancora fare, anche se purtroppo solo di mestiere si tratta.

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