Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Weezer – Weezer (Black Album)

2019 - Crush Music / Atlantic
pop rock

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Can’t Knock The Hustle
2. Zombie Bastards
3. High As A Kite
4. Living In L.A.
5. Piece Of Cake
6. I’m Just Being Honest
7. Too Many Thoughts In My Head
8. The Prince Who Wanted Everything
9. Byzantine
10. California Snow


Web

Sito Ufficiale
Facebook

I Weezer devono avere davvero poca dimestichezza con i titoli. Su un totale di tredici album pubblicati, ben sei non ne hanno uno. Come se non bastasse, a creare ulteriore confusione ci pensano le copertine: una semplice foto di gruppo su uno sfondo dal colore di volta in volta diverso. Alcune tra le tappe più significative della carriera del quartetto possono essere individuate seguendo un criterio cromatico: abbiamo il blu dello splendido esordio del 1994, ancora oggi uno dei loro lavori più amati; il verde del fortunato ritorno sulle scene nel 2001, arrivato nei negozi di dischi dopo un lustro di silenzio; il rosso del disomogeneo esperimento corale datato 2008; il bianco dell’attesissimo rientro nei ranghi del power pop più solare e “californiano” nel 2016.

Neanche due mesi fa, a sorpresa, il turno di una raccolta di cover dalle tonalità foglia di tè, ovvero quell’azzurro verdognolo che trovavate di default sul desktop di Windows 95. Sfoggiando un look retro degno dei Sonny e Rico di Miami Vice, Rivers Cuomo e compagni (il chitarrista Brian Bell, il bassista Scott Shriner e il batterista Pat Wilson) sono riusciti a far salire questo divertissement abbastanza anonimo fino alla quinta posizione della Billboard 200. Merito soprattutto dell’incredibile successo ottenuto dalla rilettura di Africa dei Toto: una hit nata quasi per caso, come risposta a un’insistente campagna virale lanciata su Twitter da un profilo troll gestito da un’adolescente.

I quattro statunitensi non hanno mai fatto mistero del loro fascino per il grottesco mondo di internet: ricordate il video di Pork And Beans, con le sue spassose prese per i fondelli dei filmati più popolari e trash disponibili sullo YouTube degli albori? A distanza di un decennio abbondante, quella sana voglia di divertirsi (e pubblicizzarsi) cavalcando il lato frivolo della rete si è trasformata in qualcosa di assai differente: una vera e propria strategia di comunicazione che, a forza di tweet dissacranti e post autoironici, è stata lentamente assorbita dalla musica e dai testi della band. Ed è come se questo “Black Album” rappresentasse una trasposizione in chiave rock del fenomeno dei meme: lo spiazzatissimo ascoltatore regredisce allo stato di analfabeta funzionale, fino a non essere più in grado di capire se i Weezer ci sono o ci fanno, se scherzano o sono seri.

Non fossero stati scritti e registrati più o meno nello stesso periodo, questi dieci brani potrebbero essere considerati una sorta di risposta alle pessime reazioni ricevute poco più di un anno fa con “Pacific Daydream”, un maldestro tentativo di scopiazzare il peggior pop da classifica spacciato per “fase sperimentale”. Cuomo continua a flirtare in maniera pesante con quel tipo di sonorità furbastre ma, incredibile a dirsi, riesce ad aggiustare il tiro, ricoprendo di una leggera patina alternative un disco che, nonostante difetti e riempitivi, colpisce positivamente per maturità e per un livello di eterogeneità che a tratti rasenta la schizofrenia.

Impossibile non fare i complimenti al produttore Dave Sitek, già membro fondatore dei TV On The Radio, che regala ai Weezer un bagaglio carico di stili e linguaggi inediti. Il peso del suo intervento si fa sentire in modo evidente in alcuni tra i momenti migliori del lavoro: il singolo Can’t Knock The Hustle, anello di congiunzione tra Beck, Cake e stile mariachi, con una sezione ritmica in grande spolvero a infondere un lieve tocco di funk; Zombie Bastards, un gradevole esperimento hip hop che alterna chitarre in levare nelle strofe e un palm muting affilatissimo nei ritornelli, proprio come quello della vecchia Beverly Hills.

Due parentesi grooveggianti che entrano in rotta di collisione con le raffinate Piece Of Cake, Byzantine e High As A Kite, ottimi esempi dell’enorme talento pop di Cuomo e apprezzabili principalmente per quel gusto barocco/beachboysiano che appena tre anni fa fece la fortuna del “White Album”. La terza soprattutto è particolarmente degna di nota, carica di una dolce malinconia che a qualcuno potrebbe anche ricordare l’immane autocommiserazione che caratterizzò il capolavoro “Pinkerton”.

Sembra incredibile trovare immediatamente dopo una canzone così intensa e dal testo tanto triste (versi come I feel no pain, I feel no pleasure/I only want to disappear e All I wanna do is blow my mind sono tutto un programma) un abominio ultra-orecchiabile intitolato Living In L.A., un rock plasticoso e prevedibile che non aggiunge davvero nulla al piatto. Stesso discorso vale per l’inconsistente anacronismo indie di I’m Just Being Honest e la trap da parodia di California Snow, ennesima trollata diretta ai fan più integralisti, quelli che vorrebbero costringere la band a ripetere a pappardella quanto fatto tra il 1994 e il 1996.

Il messaggio è tra le righe, ma non si fa molta fatica a coglierlo: i vecchi Weezer non torneranno mai più. In nessun loro album la sei corde aveva mai avuto un ruolo tanto marginale: zero assoli, zero riff davvero memorabili – a esclusione forse di quelli di Too Many Thoughts In My Head e di The Prince Who Wanted Everything, che nella musica rende omaggio al glam dei T. Rex e nel testo contiene moltissimi riferimenti al compianto Prince (Once upon a time, there was a prince/He tried to save the world with funk rock riffs).

Quale futuro allora per questa band di amabili cinquantenni? Al momento è difficile dirlo: il “Black Album” è troppo discontinuo e qualitativamente altalenante per farsi un’idea chiara. Il fatto di essere riusciti a produrre un lavoro decente allontanandosi nettamente dal loro habitat naturale rappresenta già di per sé una piccola conquista, visto a cosa ci avevano abituati recentemente.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni