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William Basinski – On Time Out Of Time

2019 - Temporary Residence Ltd
elettronica / avantgarde

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Tracklist

1. On Time Out of Time
2. 4(E+D)4(ER=EPR)


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Come già tutti sappiamo, siamo di fronte ad una figura che in parte ha rivoluzionato il concetto di elettronica e di art music per ampliare i contesti per l’utilizzo di strumentazioni apparentemente obsolete o non propriamente musicali, per progetti e produzioni complesse nell’ambito musicale. Ormai sembra quasi superfluo ricordare i “Disintegration Loops“, come anche il bellissimo LP “Melancholia” (a mio avviso, la punta di diamante di tutta la sua produzione).

L’utilizzo del nastro e, soprattutto, dei rumori incisi sopra scopriva abbinamenti quantomai curiosi (Piano, frigo e sax) in un piano sequenza fatto di vari step che riusciva con forma ricorsiva ad arricchire i singoli momenti da un’attitudine multiprospettica. Anche lì, sembra che “Shadow in Time” sia un timido ritorno a quelle sonorità (che sono difficili da abbandonare tanto quanto erano difficili da concepire: eccolo là il vulnus del “genio” creativo. E difatti anche Shadow In Time possiamo considerarlo un lavoro minore, sicuramente non ai livelli dei suoi capostitpiti (perfino meno di “Shortwave Music“, perfino meno di “Deluge“).

Ebbene, dopo aver utilizzato tutto il possibile con nastro e droni, conosciamo “Selva Oscura” assieme a Lawrence English, lavoro che lascia il tempo che trova, un’opera anodina che lascia pochi spunti di ascolto e di riflessione – probabilmente l’accoppiata, che ad un occhio distratto sembra costituita da personaggi affini, non brilla proprio per profonde differenze tra i due, anche solo partendo dall’atteggiamento dei due (altamente velleitario: Lawrence English; assolutamente scevro da ogni preconcetto o canone di gusto: William Basinski).

E arriviamo ad oggi (apprendo che proprio in queste ore il Nostro ha rilasciato un’intervista sul riportare i disintegration loops live, tanto per ritornare ai vecchi senti) con “On Time Out Of Time” che, personalmente, credo si ponga una semplice domanda tra le righe: qual è il suono di una stella? Ci sembra già un esercizio intellettuale il concepire quello che vediamo a livello astrale come qualcosa che milioni di anni fa è già avvenuto. Sembra ancor più complesso poter concepire la banale definizione dell’universo come “infinito in espansione”. E qui, beh, le domande da parte degli ascoltatori sembrano sormontarsi. Innanztutto, l’opera non va considerata come cronologicamente l’ultima, poiché viene fuori da un lavoro commissionato nel 2017 per sonorizzare un’istallazione di Evelina Domnitch e Dmitry Chomaz. Attraverso l’apparecchio LIGO (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory) viene catturato il suono della fusione di due buchi neri distanti 1,3 milardi di anni fa.

Il lavoro, per quanto sia seriamente accattivante può comunque trovare un corrispettivo comune, se ci basiamo sul percepito. In sostanza, una carrellata di pad/droni dilatati che si sviluppano per più o meno una cinquantina di minuti. Questa è uno di quei lavori in cui purtroppo (generalmente è affascinante, ma a volte è più un difetto) il lato concettuale gioca un 80% rispetto all’atto pratico (poetico e di fruizione). Anche i suoi altri lavori erano estremamente concettuali, ma lo erano in funzione di una concezione di loop che “rinasceva” in un panorama musicale comunque vasto. Ecco, oggi quella vastità, che sembrava non creare problemi alla genialità passatista del Nostro, adesso diventa veicolo che assorbe pienamente l’opera, senza far trasparire la mano dell’artista, quasi come un esercizio di stile tra gli altri che, ripeto, si nasconde dietro un apparato concettuale che non coinvolge l’ascolto, ma lo avverte, lo prepara, per poi “ingannarlo”, senza offrirgli la novità, o almeno, il relativo stupore rapportato alla “sfida” del progetto.

Possiamo quindi concludere che questo “On Time Out Of Time” è assolutamente in time, perché oggidì rimane una tendenza stilistica tra le altre, e out of time perché è comunque distante dalle emozioni e dall’abisso creativo che ci avevano fatto apprezzare Basinski come ancora una voce fuori dal coro, antesignano del rinascimento retrogrado della poesia. Ecco, out of time, fuori tempo massimo.

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