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TH da Freak – Freakenstein

2019 - Howlin' Banana Records / Bordeaux Rock
indie rock

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Tracklist

1. Thrill! Love! Freakenstein!
2. Nutty
3. Surrender
4. Mars Attacks!!
5. Kurtains
6. Peeling the onion
7. Freakenstein!!
8. Never enough beer
9. Hospital
10. Adios Freakos


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Chioma turchina, cappellino di Jumanji, Fender Jaguar al collo ed una domanda in testa: “what is the problem with me”?

Si presenta così Thoineau Palis, aka TH da Freak. È lui la mente dietro il progetto omonimo che nell’ultimo anno ha fatto tremare l’undeground francese. Il suo segreto? A sostegno del giovane cantante e chitarrista bordolese non solo una band, ma un intero collettivo di musicisti. Thoineau e compagni sono infatti colonna portante dei Flippin’ Freaks, un gruppo di giovanotti iperattivi e dall’attitudine n’importe quoi (sullo stampo di King Gizzard & The Lizard Wizard o della famiglia allargata di mastro Ty Segall), meglio noti alla cronaca in quanto responsabili di 1 EP par jour records, un progetto che ha portato alla realizzazione di qualcosa come 100 EP in 100 giorni. Follie a parte, TH da Freak può vantare la bellezza di tre LP nell’ultimo anno: dall’eccellente debutto slackerThe Hood” alla più recente doppietta “T Sides”/”H Sides”, tutti per la promettente Howlin’ Banana Records. Tra il Nostro, SLIFT (“La Planète Inexplorée”) e Bootchy Temple (“Glimpses”), la giovane label francese può guardare al 2018 come alla sua miglior annata, per metterla in termini enologici.

Freakenstein” rappresenta dunque la quarta fatica del quintetto di Bordeaux, che in una trentina di minuti tirati si pone l’obiettivo di rispondere a tono alle altissime aspettative avanzate dalla critica negli ultimi tempi. Racchiuse tra bizzarri intro ed outro strumentali (Thrill! Love! Freakenstein!, Adios Freakos), troviamo perle lo-fi dall’attitudine rock’n’roll (Nutty) e power-garage (Freakenstein!!), falsetti demenziali (Mars Attacks!!), ossequi grunge (Kurtains) e singalong collegiali à la Replacements (Surrender) e Superchunk (Hospital). Gran citazionismo nineties, dunque, che brilla di particolare intensità nel singolo da headbanging imperativo Peeling the onion e nella ballata Never enough beer, evocativa di Pixies e Pavement (difficile non pensare a Where Is My Mind? o Grounded). Rispetto a “The Hood” ci troviamo davanti ad un songwriting più solido, collaudato, impreziosito soprattutto dalla crescente sinergia tra le forze della band ed evidente nei cambi di marcia di Nutty e Hospital. Insomma, un bel passo avanti per Thoineau e compagni.

Tim Burton, Nirvana…morboso tributo agli anni Novanta? No, in “Freakenstein” troviamo piuttosto un personalissimo omaggio all’età d’oro del movimento “indie”, un prodotto spontaneo ed autoironico, esemplare della futura generazione di songwriters del genere. E no, non ho messo in pausa Malcolm in the Middle per scrivere questa recensione. Vivamente consigliato ad amanti dei chitarroni lo-fi e a fan dei Weezer delusi ed in cerca di una boccata d’aria fresca. In fondo, il messaggio di TH da Freak è semplice: “I just want you to be my friend”.

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