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“The Ideal Crash”, lo specchio di una dimensione passata

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Il Cielo solo sa cosa vogliamo e siamo lì, a gambe all’aria, su quelle strisce pedonali. Siamo nel cuore dell’Europa, non sappiamo niente, è il 1999 e restiamo lì. A Strasburgo, in giro per le strade del centro e gli scaffali della Fnac sono pieni di “The Ideal Crash” e c’è anche un poster con scritto: “dEUS – Nouvèl Album”. Reparto Borghesi Alternativi, non ci piace definirci così, ci struggiamo per sfuggire a queste definizioni ma è ciò che siamo, i Freaks sono al Fronte ad Anversa e gli anni 90 sono al capolinea.

E allora diccelo tu, Dolce Sorella Rugiada, cosa abbiamo fatto delle nostre vite? Sarà dura più avanti, ma alla fine questi ricordi di queste strane dimensioni faranno parte della nostra ricchezza. Ricordi accompagnati da colonne sonore, abbandonate di pari passo con il cambiamento interiore e oggi ripescate insieme a tutto quello che portano con sé. Siamo sospesi a mezz’aria pronti a quello che verrà, qualunque cosa sia. Ed è bello sentirsi così. Non sappiamo fare un buco nel muro col trapano, non sappiamo chi chiamare in caso di emergenza, ma sappiamo bere, fumare e starcene in giro e sappiamo spendere soldi e comprare i cd appena usciti. Va bene così. Ci penserà la vita a farci cambiare a migliori versioni di noi stessi, ma per il momento non ne abbiamo bisogno e allora ci possiamo abbandonare all’ozio, essere dei completi fannulloni, cercare la meraviglia, liberi da morte e privi di certezze.

Ah! Quanta musica che usciva 20 anni fa e noi eravamo talmente viziati che neanche ce ne rendevamo conto e, sì, appena comprato “The Ideal Crash” avevamo la tipica reazione stizzita dell’inerzia a sentire qualcosa di nuovo rimanendo ancorati ai vecchi e noti album precedenti: più tirati, più distorti, più familiari ecc… Poi, come spesso accade, succede che l’album che la prima volta avevi ascoltato con un po’ di noia, ti entra dentro e non se ne va più, e ti rendi conto che il tuo è stato un ottimo acquisto, hai comprato un album epocale e ti senti parte del tuo tempo.

The Ideal Crash” è il disco che racconta un epoca. Un album dalla qualità dei pezzi altissima, quello che meglio rispecchia la dimensione della fine degli anni 90, almeno in Europa. Perché è di questo che si parla: della dimensione europea. “The Ideal Crash è da questo punto di vista un disco folk, sì, è un folklore sensuale e sussurrato e pieno di interrogativi: è la musica che racchiude tutto quello che poteva essere il rock alternativo europeo nel 1999. Un album che potevi ascoltare in casa, dal vivo, in un club, era sempre adatto, era una musica che ti accompagnava sempre.

I dEUS sono dunque lo specchio di una dimensione e “The IdealCrash” è il punto più lontano toccato dallo stretching degli anni ’90, perché forse quello che fanno i dEUS in questo disco è proprio istillare dubbi, ovvero la cosa più preziosa che abbiamo per essere liberi, per avere la possibilità di cambiare idea, sapere di poter sbagliare, quindi disarcionarci da quel sicuro, confortante luogo. Per non vivere pieni di paura.

Siamo i privilegiati, possiamo permetterci di fantasticare, amoreggiare e sognare e fare pensieri romantici ma adesso vieni qui, rimani qui accanto a me, è sexy guardare le stelle insieme. Sì ma siamo sempre sdraiati sulle strisce pedonali ed in più è giorno, non è la cosa più furba da fare. No, certo, ma è la cosa più giusta e bella ed è l’unica cosa che possiamo fare: aspettare insieme qualunque cosa stia arrivando, aspettare insieme l’incidente Ideale. Perché forse della nostra vita non volevamo farci proprio niente, la nostra vita volevamo solo viverla.

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