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American Football – American Football (LP3)

2019 - Polyvinyl
emo / alternative rock / pop

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Tracklist

1. Silhouttes
2. Every Wave To Ever Rise (feat. Elizabeth Powell)
3. Uncomfortably Numb (feat. Hayley Williams)
4. Heir Apparent
5. Doom In Full Bloom
6. I Can Feel You (feat. Rachel Goswell)
7. Mine To Miss
8. Life Support


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Prima o poi arriva per tutti il momento di fare i conti con il proprio disco pop. Lui è lì che attende, nell’ombra come una consapevolezza strisciante, un animale dal pelo liscio e dalle zanne lucide che preda tra spire d’oscurità. Le possibilità sono due: o lo si riesce ad addomesticare oppure si verrà uccisi senza pietà e lasciati a marcire sul ciglio della strada.

Indovinate quale destino hanno imboccato gli American Football? Certo, già sul “LP2” c’erano tutti gli estremi per la trasformazione, la crisalide si stava schiudendo, le chitarre math-emo si stavano pian piano dedicando a texture ancor più vellutare e la voce di Mike Kinsella era salita senza indugi sul primo scalino verso una nuova patina, ma solo qui, sul terzo capitolo omonimo della propria vita – il secondo di un libro a quanto pare ancora tutto da scrivere – che la band fa il salto. Un po’ nel vuoto, un po’ con la sicurezza di chi cadrà sempre in piedi perché, diciamocelo, ha la stoffa del campione e non ha paura di un cazzo.

Perché dovrebbero averne, poi, i quattro dell’Illinois? Davvero in pochi sarebbero in grado di scrivere melodie così belle senza scadere nella scontatezza, ma già lo avevano dimostrato all’esordio, ora è solo questione di tenere il volante dritto. Come gli Slowdive, quindi, gli American Football semplificano il suono abbellendolo con gli orpelli di un universo che gli è sempre appartenuto a metà, all’oscuro di tutto e pur sempre in piena luce. “LP3” è anche il disco del femmineo, non più solo accarezzato da lontano, ma espresso dalla presenza di tre voci di rilievo: Rachel Goswell, Elizabeth Powell e la cantante dei Paramore Hayley Williams. Quest’ultima poi è la vera rivelazione: la sua voce soave e suadentemente lacrimevole si rincorre con quella lieve di Kinsella su Uncomfortably Numb, monolite indie-pop con le chitarre cascanti a pioggia, scroscianti e puntinate, un Seurat elettrico che si dispiega aprendosi e chiudendosi di continuo.

La Slowdive Rachel aleggia eterea sulle ritmiche simil-funk in odor Pop Group della scheggiata I Can Feel You (ed è il pezzo che non ti aspetti, così movimentato) mentre la scena è tutta della voce dei Land Of Talk sull’epica Every Wave To Ever Rise, che è proprio…wave, neanche a farlo apposta, voci a metà tra New Order e lande desolate power pop con un tocco di Depeche Mode. Chi è alla ricerca dei classici AF non tema perché li ritroverà nell’epico sussulto di Mine To Miss, in cui le strutture sghembe delle chitarre di Holmes e Kinsella si contendono lo spazio tra math ed ascensioni -gaze sulle ritmiche di Steve Lamos. Menzione d’onore all’immensità del cielo dolce ed amaro che in Doom In Full Bloom riempi i vuoti di un’anima flessa verso un dolore nascente come una distesa di fiori impreziosita dalla tromba lacerante del batterista, nota di spessore già sulla succitata Uncomfortably Numb e che fa il paio coi fiati di Heir Apparent.

A dimostrazione eterna che un disco che suoni sia sfacciatamente pop che irresistibilmente emo e perciò toccante, scritto e suonato sopra le nuvole si può. Ma non fateci l’abitudine, forse possono farlo solo loro. Sorry not sorry.

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