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PRG/M – Radiant Fields

2019 - Midgar Records
deep techno / downtempo / drone / acid

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Tracklist

1. Radiant Fields
2. Line Fault
3. Flegrei
4. Hirpinia-231180
5. Magnitudo
6. Mefite


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Incapace di nascondere le avversità e l’asprezza della vita merdionale, PRG/M racconta attraverso il suono la dura realtà che lo circonda producendo il nuovo disco “Radiant Fields” uscito a marzo con Midgar Records. 

Denigrando l’appellativo di “mammoni” del caro e simpatico Brunetta, Pier Giuseppe Mariconda (PRG/M) fa parte di una generazione che si trova ad affrontare una complessità storica in cui l’ambizione, spesso, lascia posto alla dissolvenza delle proprie idee e del proprio essere. Nonostante la grande maggioranza e le statistiche confermino questo andamento, PRG/M è una delle realtà più interessanti della scena elettronica contemporanea, confermando che fare quello che si ama, da qualche parte, prima o poi porta.

Membro dei r²π, gruppo campano costituito dai retina.it, Ruhig e lo stesso PRG/M, “Radiant Fields” gioca con percezioni e frequenze che circoscrivono la circonferenza terrestre, racchiudendo in radianti le planimetrie di campi infiniti e sterminati.

Correre liberi dal confine verso l’orizzonte invasi dal profumo delle proprie coltivazioni sembra essere un’utopia alla quale PRG/M invoca l’aiuto di Mefite, divinità della fertilità. Il terreno sterile ed arido sul quale camminare ha le sembianze di sabbie mobili, ove ogni passo viene inghiottito da sonorità tenebrose e profonde, ricche di atmosfere pervase dalle urla di chi viene trascinato verso le falde acquifere. Mentre si scende giù, i detriti s’insinuano nei pori della pelle e le radiazioni divengono visibili sottoforma di onde sonore che incespicano tra le radici di frutti venuti in superficie con tutte le loro malformazioni.

Il tranello che si cela dietro l’alimentazione di queste radiazioni sonore è difficile da scoprire se non ascoltandole, o per lo meno assaggiandole, assicurandosi di poter soddisfare il palato oppure opprimerlo. La deep techno ha quel gusto aspro, amarognolo, come il terriccio che si insinua tra i denti mentre si è catapultati verso il centro della terra. In preda a spasmi per la mancanza d’aria, “Radiant Fields“, sembra quell’infiltrazione che tiene in vita il cervello, ma soprattutto il cuore. Un fenomeno percolante, ove acqua e aria si mescolano, rinnovando un respiro che libera dall’asfissia del terreno.

Con la paura di divenire parte del terreno stesso, PRG/M descrive musicalmente l’Irpinia e la Campania, passando per i campi Flegrei, testimoniando il calore e la distruzione che si celano dietro a questa terra. La distruzione assaporata con il terremoto del 23/11/1980 passa da un’elettronica che sculetta tra acid, drone e downtempo, rallentando l’idea di sprofondare verso il nulla. Bisogna fare i complimenti a questo artista salernitano, capace di coniugare l’angoscia della soppressione con la voglia di sopravvivenza, scalciando ciottoli di terra verso voragini causate dalla forza incontrastabile della terra stessa, sfidandola. Pads incontrastati e surreali di sottofondo portano l’udito e la mente a farsi carico del dilemma esistenziale, volto fra l’incomprensione della vita e l’acidità dell’esistere semplicemente, su di una terra, al giorno d’oggi più arida che mai.

Quando meno lo si aspetta ecco lì che spunta “Radiant Fields“, un fiore profumato, ma ricco di spine, mentre si sprofonda e ci si lascia andare nei terremoti della cecità intellettuale.

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