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The Brian Jonestown Massacre – The Brian Jonestown Massacre

2019 - A Recordings
garage rock

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Tracklist

1. Drained
2. Tombes Oubliées
3. My Mind Is Filled With Stuff
4. Cannot Be Saved
5. A Word
6. We Never Had A Chance
7. To Sad To Tell You
8. Remember Me This
9. What Can I Say


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Io, Anton A. Newcombe, giuro solennemente che il fantasma di Brian Jones è apparso nel mio studio esortandomi a registrare quest’album. P.S. Mi ha anche chiesto di spaccare il culo ai vecchi Mick e Keith per avergli rubato band, donna e soldi, per averlo fatto ammazzare, per godere della sua scomparsa e, in generale, per non essere delle particolarmente belle persone.

Così scriveva il frontman dei Brian Jonestown Massacre nel 1996. Ricordo bene il momento in cui, aprendo il vinile di “Take It From The Man!”, trovai questa bizzarra querela dall’oltretomba ai Rolling Stones. Fu amore a prima vista. Ebbene, 19 album e 23 anni dopo, quel mattacchione di Anton si è finalmente deciso a pubblicare un self-titled album. Non che ce ne fosse troppo bisogno, in realtà: tra la (validissima) raccolta “Tepid Peppermint Wonderland – A Retrospective” e l’LP-dichiarazione “…And This Is Our Music”, usciti oramai più di dieci anni fa, un’idea chiara sul progetto BJM ce l’eravamo già fatta.

Registrato al Cobra Studio di Berlino, “The Brian Jonestown Massacre” altro non è che l’ennesima sintesi del sound post-“Methodrone” della band, un compendio di ballate e rock’n’roll riffs ispirati alla British Invasion, ornati da arroganti assoli di chitarra e stamburellate menefreghiste (sì, quel pazzo di Joel Gion è ancora vivo…anzi, per gli interessati, se ne è uscito con un disco solista davvero niente male giusto un paio di anni fa). Nonostante il titolo, il precendente LP (“Something Else”, 2018) aveva anticipato questa sorta di ritorno alle sonorità dei tempi d’oro, una scelta che gioca certamente a favore della band, sempre avida di nuovo “facile” materiale per le tournée senza fine. I lavori firmati BJM più interessanti degli ultimi anni sono però da individuarsi in “Third World Pyramid” (2016) e “Don’t Get Lost” (2017), due dischi che avevano invece suggerito una possibile svolta sperimentale. Cos’è successo? Non ne ho idea, ma è possibile che la seconda ondata di fama, che arriva una decade dopo le marachelle di “Dig!”, costringa i Nostri a non allentare troppo la briglia dai propri cavalli di battaglia. Se così fosse, più che comprensibile.

Ce lo dice lo stesso Anton nella precaria jam strumentale My Mind Is Filled With Stuff: “la mia mente è piena di roba”. Che roba? Ad eccezione dell’ottimo singolo Tombes Oubliées (composto per il centenario della prima guerra mondiale e cantato da Friedrike Bienert), di qualche buona cavalcata rock’n’roll (Drained, Cannot Be Saved) e di un paio di ballate degne d’ascolto (We Never Had A Chance, What Can I Say), si tratta purtroppo della solita vecchia roba.

The Brian Jonestown Massacre” raccoglie dunque i nuovi frutti del sempreverde albero della creatività di Anton Newcombe, un uomo impegnatissimo non solo in veste di musicista, ma anche di talent-scout e produttore. Frutti talvolta succulenti, certo, ma assaggiati più e più volte. Non fraintendetemi, è comunque difficile stomacarsi. Ma se da un lato gioiamo per il ritrovato successo dei BJM, dall’altro ci domandiamo se la prolificissima band californiana non rischi di cadere nell’oblio in quanto maestra del riciclo, piuttosto che essere ricordata per sempre come leggenda del rock’n’roll. Ai posteri l’ardua sentenza.

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