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Interviste

Intervista a GARY LEE CONNER

Ho telefonato a Gary Lee Conner, che mi risponde dal Texas dove vive stabilmente da molti anni. Abbiamo parlato del suo nuovo disco “Unicorn Curry” (qui la nostra recensione), dei suoi gusti musicali e, inevitabilmente, della sua vecchia band, nientemeno che gli Screaming Trees. E di Lanegan.
Gary Lee è una persona autentica, sincera e solitaria, un artista unico e fuori dal coro, è stato impressionante parlare liberamente con un personaggio così influente della scena musicale anni ’80 e ’90, è stata un’intervista piacevole e divertente, spero che la vostra lettura sia altrettanto.

Ciao Gary, grazie del tuo tempo.

Grazie a voi!

Ho ascoltato il tuo nuovo album solista “Unicorn Curry” e scrivi sempre dell’ottima musica, mi chiedo se ciò che ti ispirava quando scrivevi negli anni ’80 è rimasto immutato nel tempo o è cambiato?

Non è cambiato molto, direi che quasi nulla è cambiato per me! Sono sempre stato ispirato dalla Pebbles Collection, roba molto psichedelica e prevalentemente inglese e poi tanto garage, sempre degli anni ’60, queste sono le mie due principali ispirazioni, lo erano negli anni ’80 e lo sono ancora oggi, senza menzionare le macro-influenze come i Beatles, i 13th Floor Elevators. Durante gli anni comunque ho ascoltato pressoché di tutto, dal punk all’hard rock degli anni ’70 e il post punk degli ’80…il povero “zio”grunge! [ride ndr]

Dal titolo “Unicorn Curry” e dai pezzi come Theodore’s Flying, Riding On A Dragonfly, l’album suggerisce qualcosa di visionario, immaginifico. Da dove arrivano queste idee?

Sì, assolutamente, voglio dire, è psichedelico, molte volte ho tratto ispirazione fumando erba, non è che per forza devi fumare erba per ispirarti MA…[ride e alza il tono di voce, ndr] per esempio nel primo periodo degli Screaming Trees, la volta che ho preso un acido, che è stata assolutamente l’unica volta ma solo perché l’ho scambiato per dei dischi con un tizio che era venuto ad un concerto e in cambio mi ha offerto degli acidi, beh, sì, ero moto ingenuo e allora, dato che non avevo niente da fare, li ho presi tutti e sono partito per un trip di 24 ore…non ricordo. Ma molte canzoni come Invisibile Lantern sono nate da quell’esperienza. Da allora comunque non l’ho mai rifatto. Diciamo che ero dentro alla musica psichedelica comunque.

Non hai avuto bisogno di entrare nel tunnel!

No [ride, ndr]. Il giro delle droghe non era proprio cosa per me.

Cos’altro ti ispirava?

Diciamo che, prima di scrivere canzoni, da ragazzo scrivevo poesie, dopodiché ho inserito le poesie nel contesto musicale, è da questo che magari viene fuori la roba visionaria che senti!

Alcuni poeti in particolare?

Mah, no, non è che fossi molto studioso dei poeti, direi che l’unico era Bob Dylan ecco, non andavo oltre!

Quindi in che modo nasce una tua canzone?

Il più delle volte le canzoni vengono fuori perché faccio casino con la chitarra! Spesso mi viene in mente un titolo e penso a come usarlo e comincio il processo creativo attraverso quello e la canzone nasce dall’idea del titolo, da una parola, questo è il metodo principale che uso. Oggi, tra l’altro, è più facile vedere se un titolo è già stato preso, basta guardare su YouTube mentre anni fa non ne avevi idea!! Ma poi, anche se succedeva, chi se ne frega! Ci sono milioni di canzoni con lo stesso titolo come “I Love You” o cose del genere. A me, insomma, piace cercare di creare qualcosa di unico.

E per quanto riguarda i testi? Quali sono i temi, le idee principali di cui ti servi?

Di solito è tutto basato su uno stato di coscienza alterato, qualcosa di strano [ride, ndr], cerco di creare una specie di scena che è nella mia testa, come se avessi una sorta di paesaggio interiore che voglio far uscire, ecco, cerco di esprimere e buttar fuori immagini dalla mia testa, non so se dovrei dirti queste cose [ride, ndr]!

Ho qui una copia di “Unicorn Curry” in cassetta, leggo nel retro copertina che hai suonato tutto gli strumenti, l’hai anche prodotto?

Ah! Io non ce l’ho più il lettore per cassette quindi non ho sentito la mia ancora. Ma hai fatto bene a prendere la cassetta, così hai pagato meno di spedizione. Sì, ho suonato tutti gli strumenti principalmente perché sono stufo di lavorare con chiunque [ride, ndr]! In realtà è il modo in cui ho cominciato a suonare sin da prima degli Screaming Trees, prima che Mark [Lanegan, ndr] mi scoprisse. E l’ho anche prodotto, a differenza del precedente, per il quale mio fratello ha fatto venire Jack Endino a mixarlo, questo l’ho prodotto e mixato io, non so come ho fatto perché se c’è una cosa che odio è mixare [ride, ndr]. Comunque le cassette erano fantastiche, è così che abbiamo cominciato negli anni ’80, era una novità per noi e siamo rimasti scioccati quando abbiamo scoperto che gli artisti realmente realizzassero album su cassetta.

E mi dicevi che Lanegan ti ha “scoperto”, raccontami un po’.

Avevo un registratore a quattro piste, io e mio fratello Van avevamo una cover band, lui ha incontrato Lanegan e hanno cominciato a scambiarsi i dischi perché hanno scoperto di avere gli stessi gusti musicali. Mark poi è venuto un po’ a cantare con noi, io non ero molto entusiasta della band, infatti suonavo il basso, poi Lanegan ha scoperto che scrivevo canzoni e ha detto che avremmo dovuto farle e così è nato il primo demo di “Other Worlds

A proposito di Mark Lanegan, ho letto in una sua intervista l’anno scorso che secondo lui gli unici due album buoni degli Screaming Trees sono Sweet Oblivion” e “Dust” e che quello che avete fatto prima sono dischi di merda, sei d’accordo con lui?

A me piacciono entrambi i periodi dei Trees, quello della SST e quello della Epic. Credo sia una cosa abbastanza stupida da dire no? Sai, io e Mark scrivevamo insieme, più o meno 2/3 delle canzoni le abbiamo scritte in due oppure lui cambiava qualcosa del testo ma principalmente ero io l’autore di tutti i pezzi anche se, come band, accreditavamo tutti i pezzi a Screaming Trees, cosa che mi è sempre sembrata giusta fare essendo una band. Quindi mi piacciono tutti i lavori che abbiamo fatto [ride, ndr].

Infatti, permettimi di dire, ascoltando i tuoi lavori solisti capisco da dove arriva la gran parte della produzione degli Screaming Trees.

Abbiamo cercato di dividere nel modo più equo possibile, altrimenti non aveva senso essere in una band.

Sono quasi 20 anni dallo scioglimento degli Screaming Trees, ho ascoltato tuttavia il vostro album perduto “Last Words – The Final Recordings” ed è pieno di pezzi veramente belli, grandiosi, in pieno stile Trees, ma è uscito solo nel 2011 grazie all’etichetta personale di Barrett Martin. Cosa andò storto? Perché non uscì nel 1999?

Abbiamo fatto, mi sembra, tre sessioni differenti, nel frattempo tutti abbiamo messo su famiglia, io vivevo per gran parte dell’anno a New York, mia figlia era piccola, non ci frequentavamo molto, poi diciamo che non volevamo più stare con la Epic, o forse è stata la Epic a scaricarci, comunque “Dust” non è stato fatto meglio degli album precedenti, anzi, è stato ok ma niente di grandioso. Quindi eravamo alla ricerca di un’etichetta, abbiamo fatto un po’ di session nello studio di Stone Gossard a Seattle e poi le ultime cose sono state fatte a Los Angeles con Toby Wright, [produttore che ha lavorato, tra gli altri, con Alice in Chains, Metallica ndr] credo sia un produttore famoso, ora non ricordo [ride, ndr] poi sai, ormai era la fine dei ’90 e le cose non erano più come l’inizio dei ’90…i tempi cambiavano e gli ultimi concerti li abbiamo fatti nell’estate del 2000 al Memorial Stadium.

Cosa hai fatto dopo lo scioglimento dei Trees?

Quasi nulla per circa nove, dieci anni, poi ho fatto il primo album solista che però ho intitolato con un nome da band The Microdot Gnome, dopodiché ho continuato a fare musica per i fatti miei, fino ad oggi.

Speri in una reunion?

Io non credo proprio, non necessariamente, cioè, voglio dire, forse, ma..no, non sono più un giovanotto. in realtà ne abbiamo parlato più o meno 5 anni fa ma è venuta subito fuori la questione di “quanti soldi possiamo farci” e non mi sembra una ragione valida per tornare assieme, sarebbe un casino, poi, al limite, se abitassimo tutti nella stessa città ma siamo tutti sparpagliati per gli Stati Uniti!

E adesso, con la tua carriera solista, stai pianificando di andare in tour?

Mi piacerebbe, anche se, è un’altra cosa che non vorrei dire, sono vent’anni che non mi muovo dalla stessa città [ride, ndr]. Potrei, dipende da come mi sento, dipende da quello che succederà, a volte accadono cose che non ti aspetti, tipo che quando stavo per far uscire “Unicorn Curry” avevo intenzione di metterlo su Bandcamp solo in formato digitale ma poi mi hanno contattato tipo tre etichette indipendenti chiedendomi se potevano realizzare i formati fisici e così è stato. Ed ora ci sono ben cinquanta persone nel mondo che possono avere la mia cassetta [ride, ndr]. È pazzesco, ho letto l’altro giorno che Björk realizzerà delle edizioni limitate in cassetta di tutti i suoi album! Quindi la risposta, insomma, è: chissà.

Che ne pensi delle vendite dei dischi in vinile tornati di moda in questi anni?

È pazzesco, per esempio nel ’92 la Epic non si è neanche disturbata di fare la copertina per il disco in vinile di “Sweet Oblivion” infatti è nera con il libretto del cd allegato, mentre nel ’90 era ancora in voga, il vinile era morto nel giro di due anni! Poi non mi ricordo quando è tornato ma sono ormai almeno dieci anni. Io proprio non riesco ad entrare in questa moda del supporto fisico, sì, mi piacciono i dischi e capisco il valore che possono avere, ma io sono dipendente da YouTube [ride, ndr] perché c’è una quantità incredibile di musica là dentro, adesso continuo a scoprire roba anni ’60 che non avevo mai sentito prima mentre pensavo di aver ascoltato tutto ma non è così!

C’è qualcuno nella scena musicale odierna che ti piace particolarmente?

Roba nuova? Beh, l’unica band che non è neanche più così nuova ma almeno è degli anni 2000 che mi ha veramente fatto impazzire sono i Black Angels da Austin, sono abbastanza psichedelici, se non li conosci segnateli e vai a sentirli, mi sembra che il loro primo album sia del 2004 e mi sembra che suonino ancora. Che altro? A mia moglie piacciono molto i New Pornographers, è strano perché per me magari una band è nuova e poi vedi che suonano da 1995 [ride, ndr]!

Grazie della bella chiacchierata, se decidi di venire in Italia fammi sapere che ci vediamo di persona!

Certo, lo farò, grazie a voi!

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