Dino Fumaretto – Coma

Dino Fumaretto fa un salto in punti in cui non aveva mai messo piede, si tuffa in un’oscurità più profonda che mai, ne tira fuori tutto quello che di buono trova e ce lo canta senza pensarci due volte.

Il “Coma” in questione é profondo e turbato, pieno di mostri più o meno personali e inventati, che si trasforma per l’ascoltatore in un viaggio nell’interiorità dell’autore e della sua controparte. É un sonno suonato a tante mani, da quelle dell’immancabile Elia Billoni a quelle prestate per l’occasione di Iosonouncane, Francesca Baccolini, Rocco Marchi.

Conferma la fortunata incapacità di schiacciarsi su un genere unico, mescolando così tanto che non si riesce nemmeno a definire, unendo immaginari e suoni da tante influenze diverse con dei testi che ad ogni ascolto risultano sempre più pensati, calibrati, poetici, intelligenti. Parte con la colonna sonora di un videogioco dove siamo tutt’altro che protagonisti e racconta di angeli caduti, artisti antropomorfi, futuri poco auspicabili. Ci trascina, sbalorditi, fino a Problema: un film dell’orrore, sebbene senza immagini riesce ad evocare un senso di inadeguatezza che in pochi hanno toccato anche su schermo. Con tanto di finale.

Un disco che andrebbe raccontato e diffuso a tutti, un piccolo capolavoro che conferma la qualità dell’autore, esaltata musicalmente dalle collaborazioni ma basata su un’idea solida e dei testi incredibili, come ogni lavoro precedente: ad ogni ascolto se ne scopre un pezzettino in più ma continua a non bastare.