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Devin Townsend – Empath

2019 - Inside Out Music
progressive metal

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Tracklist

1. Castaway
2. Genesis
3. Spirits Will Collide
4. Evermore
5. Sprite
6. Hear Me
7. Why
8. Borderlands
9. Requiem
10. Singularity Part 1 - Adrift
11. Singularity Part 2 - I Am I
12. Singularity Part 3 - There Be Monsters
13. Singularity Part 4 - Curious Gods
14. Singularity Part 5 - Silicon Scientists
15. Singularity Part 6 - Here Comes The Sun


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Devin è sempre stato uno a cui la staticità artistica non è mai andata a genio. Così, dopo sette album consecutivi a nome Devin Townsend Project, il musicista canadese decide di sciogliere la band che lo aveva accompagnato per quasi un decennio e di tornare a riprendersi il controllo totale sulla sua musica. I perché di questa scelta son ben illustrati nell’interessantissimo documentario che ha preceduto l’uscita di “Empath“.

Coadiuvato dalla coproduzione artistica di Mike Keneally (già con Frank Zappa) Townsend affida l’esecuzione dei nuovi brani a una formazione estesa che vede, tra le altre cose,  la presenza di ben tre batteristi (Agren, Paulicelli e Sastry) e una schiera infinita di cantanti e coristi tra cui la sempre presente Anneke Van Giersbergen e Chad Kroeger.

Musicalmente “Empath” è un caleidoscopio di generi diversi, una specie di disco-retrospettiva di tutto ciò che Devin ci ha proposto nella sua lunga carriera. Buona parte di tutto quello che ha rappresentato il suo percorso musicale, a partire dalla violenza senza compromessi degli SYL, passando per la epicità di “Epicloud“, l’eclettismo di “Ki” e la complessità di “Deconstruction“, fino ad arrivare agli esperimenti ambient-rock di “Ghost” è infatti presente, in quantità diverse, in questo album.

Il bellissimo packaging fotografa alla perfezione il messaggio del disco, ovvero una coloratissima isola in cui convivono animali di tantissime specie diverse. Senza cadere troppo nella mera auto indulgenza, il buon Devin filtra il tutto attraverso una visione più positiva e lirica, specchio di come la sua personalità si sia evoluta durante la sua carriera, facendone il vero collante emotivo ed artistico in un marasma di generi spesso agli antipodi. “Powerful and not Heavy!” come lui stesso dichiara.

Così facendo anche gli episodi più estremi come la violentissima Hear Me (una delle cose più pesanti mai partorite dai tempi di “Alien“) riescono nel difficile intento di risultare assolutamente coerenti con brani quali ad esempio Spirits Will Collide un vero e proprio inno spirituale. La struttura di “Empath” è estremamente complessa e ricalca quella di un musical dove anche in momenti apparentemente più rilassati come Why, brano totalmente orchestrale, possiamo trovare attimi di growl death metal o cambi armonici totalmente inconsueti.

Il prog tout court di Sprite dalle trame ritmiche intricatissime, la lunga ed epica Borderlands oltre alle già edite Evermore e Genesis, ci accompagnano verso la conclusiva e camaleontica suite di ventitre minuti Singularity, sigillo definitivo della capacità di songwriter di Townsend. Impossibile da descrivere, ma obbligatoria da ascoltare, anche solo per rendersi conto che tutto questo esca dalla testa di una sola persona.

Per alcuni “Empath” rappresenterà un mero divertissement dopo anni di incessante produzione musicale, per quello che mi riguarda quella di Devin rimane, ad oggi, una delle poche realtà musicali genuine, sincere e libere.

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