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Cosmetic – Plastergaze

2019 - To Lose La Track / Lady Sometimes
shoegaze

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Tracklist

1. Inetti n. 1
2. Plastergaze
3. In faccia al mondo
4. Crociera
5. Scranio
6. Sopravvivere
7. Un litigio
8. Orizzonte
9. Sostanze
10. Una razza minore
11. Ande


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Ai Cosmetic va dato atto di non aver mai cambiato bruscamente rotta, semmai di averla corretta a seconda di impulsi interiori, sempre e comunque – anche nei momenti meno ispirati di una carriera ormai ventennale – in nome di una coerenza artistica che è difficile riscontrare in altre realtà del nostro panorama.

Forse per tirare le somme, forse per ribadire che in Italia lo shoegaze è roba loro, in “Plastergaze” la band romagnola ritorna a sonorità lo-fi e psichedeliche, in un’atmosfera al tempo stesso compressa e dilatata, claustrofobica e rassicurante. È un disco su e per gli sconfitti, i più fragili, gli inetti, chi è rimasto fermo senza cogliere le occasioni e si è fatto sopraffare. Ma è anche un viaggio di espiazione e di consapevolezza, figlio del coraggio di fare i conti una volta per tutte con le paure e di chiudere le battaglie più o meno grandi di una vita.

C’è un contrasto affascinante e straniante tra la grandezza dei suoni, a tratti così ruvidi, abrasivi, ingombranti, e la fragilità del cantato (questione spartita tra Bart ed Alice): è come se uno fosse un’interferenza nello scorrere dell’altro, una continua rincorsa tra due sfidanti che al traguardo si presentano appaiati scoprendosi unici e complementari. È questa la chiave di un disco che suona alla fine come una lunga carezza, un sussurro familiare, un abbraccio amichevole, tanto estraneo alle tendenze quanto ben ancorato nell’intimo di ognuno.

Non è perfetto “Plastergaze”, ci sono momenti più esaltanti (In faccia al mondo, Plastergaze, Ande, Un litigio, Crociera), altri un po’ meno (Scranio, Sostanze, Una razza minore), ma è quanto di più sincero e sentito ci si potesse aspettare dai Cosmetic: un disco impulsivo e necessario, al contempo pesato in tutti i suoi aspetti, che non ha la pretesa di insegnare nulla, ma è un buon antidoto contro l’eterno senso di sconfitta generazionale che accompagna tutti. Tenetevelo bello stretto.

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