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Matmos – Plastic Anniversary

2019 - Thrill Jockey
elettronica / sperimentale

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Tracklist

1. Breaking Bread
2. The Crying Pill
3. Interior With Billiard Balls & Synthetic Fat
4. Extending The Plastisphere to GJ237b
5. Silicone Gel Implant
6. Plastic Anniversary
7. Thermoplastic Riot Shield
8. Fanfare for Polyethylene Waste Containers
9. The Singing Tube
10. Collapse of the Fourth Kingdom
11. Plastisphere


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Così come noi oggi riceviamo informazioni dalla vita passata sulla Terra analizzando i fossili di bestie estinte, così un eventuale studioso del futuro si troverebbe molto probabilmente ad avere a che fare con borse, buste, confezioni, involucri e altri manufatti sintetici quali testimonianze del nostro passaggio sul pianeta. Se c’è un materiale che sopravvivrà a noi e a chissà quante altre specie viventi, con ogni certezza sarà la plastica. E mentre nel Pacifico le correnti continuano ad ammassare quantità immani di materiale in uno spazio circoscritto grande quanto tre volte la Francia, i Matmos danno il loro lodevole contributo alla causa del riciclaggio recuperando materiali sintetici di vario tipo e trasformandoli in strumenti musicali.

In un’operazione simile per approccio a quella dell’acclamato album precedente “Ultimate Care II“, realizzato utilizzando esclusivamente suoni provenienti da una lavatrice Whirlpool, il duo di Baltimora passa dalle materie trasformate alle materie prime e alla base della nostra civiltà, registrando questo “Plastic Anniversary” suonando oggetti in plastica di varia foggia e forma.

Tracce ovviamente strumentali, ma nelle quali il titolo svolge una funzione essenziale nel rendere trasparente l’origine dei suoni alieni cui tendiamo il nostro orecchio. Ed ecco quindi che i ritmi sincopati, quasi in odore reggaeton di Breaking Bread vengono da vinili infranti della band anni ’70 Bread (verrebbe da chiedersi cosa avrebbe suonato la band con album spezzati di, per dire, i Toto), in un titolo che è una meraviglia di riferimenti incrociati: filmici, linguistici e musicali. Il guazzabuglio di The Crying Pill sembra venire da un’orchestra in acido a velocità raddoppiata, e invece proviene da un kit di test per DNA amplificato. Silicone Gel Implant è proprio ciò che sembra: come suonerebbero delle protesi mammarie se fossero, appunto, suonate.

Dopo la fanfara celebrativa della traccia che dà il titolo all’album, si entra nella seconda metà, più tetra e minacciosa, dell’opera: d’altronde, cos’altro ci potremmo aspettare da uno scudo da poliziotto battuto e strofinato come accade in Thermoplastic Riot Shield? I sacchi per l’immondizia in polietilene producono invece un’inaspettata e interessante ritmica afro che ben si coniuga con gli austeri fiati che la sovrastano. Come recitano le note stampa che accompagnano l’uscita dell’album, Collapse Of The Fourth Kingdom si pone a presagio del futuro (e presente) declino di una civiltà economica eretta sulla plastica, il quarto regno dopo quello animale, vegetale e minerale, come venne definito non senza macabra ironia e in maniera un po’ profetica dai suoi primi sviluppatori. E la conclusiva Plastisphere è una beffarda allusione a un futuro di inestricabile commistione tra organico e inorganico: quella che sembra una sinfonia notturna di insetti ronzanti è invece una batteria di sample realizzati manipolando svariati tipi di plastica. Un velato sottinteso a una situazione di emergenza non più rimandabile.

Per quanto soffra dei limiti di ogni operazione filologica e pur essendo una spanna sotto “Ultimate Care II“, “Plastic Anniversary” rimane tutto sommato una testimonianza storica e un ulteriore passo interessante per una band mai sazia di stimoli.

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