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“Beneath The Remains”, il futuro primitivo dei Sepultura

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Ai Sepultura (oltre che ad un commesso abbastanza incompetente) devo quasi interamente la mia virata musicale verso il metal. Era il 1996 quando, sotto consiglio del ragazzo dietro il bancone, il me quasi sedicenne abituato al punk rock e al grunge uscì da un negozietto di dischi con una copia di “Roots, disco che cambiò completamente il mio percorso musicale.

Non potevo quindi non prendere carta e penna per celebrare i trent’anni di quello che è il mio album preferito dei brasiliani. “Beneath the Remains, oltre a rappresentare la definitiva maturità espressiva dei giovani di Belo Horizonte, è un’istantanea pressoché perfetta del periodo di transizione tra il thrash metal e il death metal.

Non ancora completamente sicura, dopo l’ottimo ma ancora acerbo “Schizofrenia, la Roadrunner accettò la sfida e spedì il produttore Scott Burns in Brasile con uno studio portatile per poter dare finalmente un suono professionale ai fratelli Cavalera e compagni. Inutile dire che il risultato sarà di quelli indimenticabili. La produzione di Burns rende finalmente giustizia a tutte le caratteristiche uniche del songwriting dei Sepultura, precisione, accelerazioni velocissime alternate a mid tempo micidiali, e un’atmosfera cupa ma mai troppo opprimente.

Sepultura

Proprio questo rappresenterà infatti (per lo meno fino al successivo “Arise“) la grande originalità ed il conseguente successo dei brasiliani: un sound che nasce dalle dinamiche in your face del thrash americano ma svecchiato e tirato a lucido grazie alle influenze del più moderno (siamo nel 1989) death metal. Mass Hypnosis che alterna up-tempo a metà tra il grezzume dei Death e la schizofrenia degli Slayer a parti solistiche più atmosferiche e claustrofobiche ne rappresenta uno degli esempi più fulgidi.

Per non parlare di Inner Self  e la title track, veri e propri inni live dotati di una dinamica compositiva assolutamente perfetta. Nell’ammasso dell’infinito numero di band a cavallo tra i due decenni quello dei Sepultura rappresenterà infatti uno dei pochissimi e più coinvolgenti esempi di originalità e freschezza, cosa che li lancerà meritatamente ed in pochissimo tempo nel gotha del metal mondiale.

Arise” sposterà poi il loro sound verso una sperimentazione che culminerà con i picchi inarrivabili di “Roots“, ma per chi scrive “Beneath the Remains” rimane la forma compiuta del loro modo di suonare metal senza mezzi termini. Una curiosità sulla copertina: quella finale non rappresenta quella scelta originariamente dalla band, che avrebbe voluto invece l’immagine utilizzata dagli Obituary su “Cause Of Death”.

PS: per dovere di cronaca, quel giorno il mio intento originale era quello di acquistare “Smash” degli Offspring. Non era però disponibile e alla domanda “Hai qualcosa di simile?” il ragazzotto rispose “Sì, è uscito il nuovo dei Sepultura”.

Sepultura

 

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