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Teho Teardo – Grief Is The Thing With Feathers

2019 - Specula Records
classica contemporanea / sperimentale

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Tracklist

1. A Bit About Ghosts
2. This Is The Story Of How Your Wife Died
3. London Offered Us Possible Mothers
4. A Demon Who Fed On Grief
5. Hop Sniff And tackle
6. You Fucked A Dentist
7. Knelt On Her Thigh
8. Unfinished. Beautiful. Everything.


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Se non state più che attenti la musica di Teho Teardo è in grado di stritolarvi in una morsa emotiva dalla quale non v’è scampo. Per chi di voi ha letto la mia recensione riguardante l’ultimo album di Alberto Nemo vi dicevo che spesso gli sperimentatori sono parchi di sentimenti espressi con forza. Beh, ecco, Teardo non è proprio uno di questi, anzi, possibilmente è colui che più di tutti – quantomeno su suolo italico – è riuscito a controvertire quest’idea. Più sperimenta, più si addentra nei meandri di una musica mai scontata più fa vacillare il cuore di chi vi s’approccia.

C’è il sincero rischio di finire intrappolati nella viscosità accorata delle sue composizioni, di perdere il senso del tempo e di annegarci come si fosse fatti di piombo, giusto il tempo per finire spediti in un mondo in cui la luce si rifrange su qualsiasi superficie rimbalzando all’infinito. Difficile tenere traccia di tutto il suo lavoro capillare, ma vieppiù necessario per comprendere un po’ di più di quel che la musica per immagini ha da offrire. Anche quando le immagini non ci sono. Da quando vidi per la prima “Il Divo” di Paolo Sorrentino e ne sentii le musiche che lo accompagnavano rimasi stregato, e oggi sono ancora qua, ancora ipnotizzato da quei sinuosi movimenti di buio, che nel tempo hanno incrociato la strada di uno dei miei eroi personali (cfr. Blixa Bargeld).

La materia tenebrosa che Teardo aggancia vive nel subconscio e non riuscirei a spiegare in altro modo la sua capacità di toccare le giuste corde, perché immagino proprio un uncino che arpiona l’ombra dell’ascoltatore e la trasporta in altri posti, perlopiù remoti. “Grief Is The Thing With Feathers” è un’opera che si propone proprio di prendere tra le grinfie chi la osserva e di tenerlo lì, fermo. L’immota potenza che freme in questi otto capitoli è furia silenziosa ed intuizione sincretica di affetti sintetici e legno caldo e vivo. Le armate di archi che si impongono come scudo, un’armatura difficile da sventrare, tra il fruitore e le melodie stesse sono atto di forza unico ed imperituro.

Nel suo essere essenziale il lavoro che prende spunto dall’omonimo libro di Max Porter nasconde in sé svariate anime, tutte di egual ferale fame di emotività: chitarre taglienti si estendono sugli archi ora tirati, ora pennellati e infine dissonanti sciami d’insetti metallici di Unfinished. Beautiful. Everything che si schiudono tra tocchi di synth in punta di penna, oppure i violoncelli – e l’uso che ne fa Teardo è sempre stato il motivo principale tale per cui sono innamorato dei suoi lavori – che come inquietanti colpi di cannone si stagliano nel cielo dell’inquietante marcetta di A Bit About Ghost, con le voci a dare spallate, e il “rock” straniante di London Offered Us Possible Mothers (con Joe Lally che a scalpellate sprona il suo basso nell’ossatura del brano). Ogni singolo elemento dosato alla perfezione, quando più classico e minimal/concreto si fa avanti sottopelle, quando più stentoreo colpisce dritto al volto.

In ultima istanza in copertina svetta l’attore Cillian Murphy (per i più nerd tra di voi lo Spaventapasseri nella trilogia del Cavaliere Oscuro di Nolan, per tutti gli altri protagonista della serie tv “Peaky Blinders”) e il perché è presto detto: “Grief Is The Thing With Feathers” è anche uno spettacolo teatrale, un progetto al quale Teardo ed il regista Enda Walsh hanno lavorato a stretto contatto. Per vederlo, però, dovreste recarvi a Londra. Peccato sia già sold out. Non avete idea di quanto vorrei poterne godere.

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