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Première

Première: YAGUAR – Back To The Beat

Yaguar

Yaguar nasce nel 2016 dall’unione artistica di Massimo Mosca (Three Second Kiss/Humans) e Massimo Tonelli (Kindergarten/Anima Di Mais), due musicisti con due anime diverse ma un desiderio comune: unire l’urgenza del blues e del punk più minimale con l’espressività di una psichedelia viscerale e onirica. Dopo la stesura delle prime composizioni per sole chitarre e voce, si unisce al duo Andrea Boni alla batteria/timpani, contribuendo a dare al progetto profondità percussiva e una maggiore potenza di fuoco. Il sound di Yaguar diventa così cruda espressione di suoni sporchi, potenti, diretti, ma anche meditazione visionaria ed eterea.
Nel Gennaio 2018 si unisce al combo Sergio Carlini al basso (Three Second Kiss/Jowjo/Serra-Carlini) arricchendo il cerchio timbrico di un approccio in continua mutazione e volutamente mai definito in un genere (rock, noise, psichedelia, musica tribale, soundtrack), sempre in bilico tra forma canzone e dilatazione sonora.
Nell’Estate 2018 i quattro registrano negli studi Vacuum di Bologna il loro primo lavoro sulla lunga distanza: “Vision“, in uscita il prossimo 30 aprile su Edwood Records e We Work Records.

Di seguito vi presentiamo in anteprima il primo singolo estratto da “Vision“, intitolato Back To The Beat. Buon ascolto!

Le chitarre si rincorrono scheletriche incrociandosi in un tessuto musicale che lascia libera la trama psichedelica di sprigionare vibrazioni soniche crude e visionarie. Il basso cuce trame avvolgenti, uscendo dal ruolo di semplice metronomo per aggiungere corpo lirico alla massa sonora, percossa e sezionata da una batteria pulsante ed epidermica composta da soli timpani, piatti e rullante. Non è semplice “raccontare” la Visione degli Yaguar, quartetto dell’area bolognese al suo esordio discografico, ma composto da musicisti già attivi dai primi anni ’90. Non è semplice perché il loro sound non si muove nei confini di genere ma vive e respira più ispirazioni e stati emotivi. La band ama piuttosto citare i suoni della natura, ora terreni ora più eterei, per definire in qualche modo l’impatto di “Vision”. Una duplice anima sonora, sporca e diretta quanto meditata, rotonda e avvolgente, tra forma canzone e crescendo più dilatati, dove si avvicendano voci filtrate, filastrocche ancestrali, loop visionari, riff dal sapore blues o saliscendi lisergici ad alto tasso emotivo. Potremmo ascrivere “Vision” ad una atemporale psichedelia metropolitana, ma faremmo un torto alla Visione d’insieme di un suono che sfugge tra le mani come un’anguilla appena pescata.

Yaguar

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