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Weyes Blood – Titanic Rising

2019 - Sub Pop
baroque pop / pop psichedelico

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Tracklist

1. A Lot’s Of Change
2. Andromeda
3. Everyday
4. Something To Believe
5. Titanic Rising
6. Movies
7. Mirror Forever
8. Wild Time
9. Picture Me Better
10. Nearer To Thee


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È uscito da meno di una settimana ma già ne parlano tutti, anzi ne scrivono tutti, forse è il miglior disco del mese, forse tra i migliori dell’anno si vocifera, vuoi che Natalie Mering, in arte Weyes Blood sia capitata al momento giusto nel contesto musicale giusto? E come fa? Il disco suona “vecchio” ma vecchio non è, anzi suona meglio di quanto non potrebbe fare.

Natalie ha trent’anni, è cresciuta in una famiglia di musicisti, e già a quindici anni aveva il suo soprannome. Con nove anni di carriera alle spalle e quattro dischi all’attivo Weyes Blood presenta probabilmente il suo miglior lavoro finora. Tra visioni e pensieri onirici “Titanic Rising” ci trasporta nel suo mondo facendoci capire gli effetti della collisione contro un iceberg. La Sub Pop ci azzecca ancora una volta, regalandoci un disco dai tratti post-beatlesiani davvero notevoli, muovendosi poi in avanguardie musicali pop e psichedeliche, e con il suo baroque pop fa sì che il disco meriti tutte le sue acclamate attenzioni.

E in effetti i Beatles dentro ci sono (ed anche i Beach Boys), e il modo in cui la cantautrice coincide un certo cantautorato sia alla maniera pop che psichedelica, pongono la giovane artista una spanna sopra le sue colleghe. Devo essere sincero, io con le cantautrici/autrici singole non ci vado molto d’accordo, vuoi per i soliti blandi motivi del tipo “non mi piace il genere”, “è uguale alle altre, nulla di nuovo”, “la voce non mi va giù” e soliti vizi. Ora finalmente, con questa perla posso levarmi questo piccolo (e grande) sassolino dalla scarpa, con Weyes Blood che mi sbatte in faccia un signor disco.

Titanic Rising” si apre con A Lot’s Gonna Change che parlando di innocenza e ricordi, in un solo verso sa esprimere moltissimo –”Born in a century lost to memories“– Poi veniamo catapultati tra le più belle del disco, Andromeda, che ci proietta nella sua evasione mentale, e ricordando tantissimo quel mood sonoro di George Harrison nel suo capolavoro “All Things Must Pass”. Usa il synth in maniera meravigliosa, e dentro c’è tutto quello di cui hai bisogno per una bellissima canzone. Poi c’è Everyday che sembra un classico di fine anni sessanta non indifferente, che parla di relazioni e della paura dell’abbandono – I’m so scared to be alone – dice il testo. Troviamo poi Something To Believe che prosegue nel suo percorso che tiene incollati al disco raccontando di quel distacco e di quella alienazione che ci capita molto spesso.

Drank a lot of coffe today

Got lost in the fray I gave all I hade for a time

Then some strange design I got a case of empties.

Si arriva poi a tra le più interessanti e belle del disco, soprattutto sotto il punto di vista strumentale e significativo. Parliamo di Movies, che sembra far parte di una sequenza cinematografica, muovendosi tra gli oscillatori, racconta sotto il profilo personale e visionario, immagini e pensieri sul cinema, e di come il cinema – racconta Natalie in un’intervista – può essere menzogna, non raccontando esattamente la verità. La giovane artista spiega nell’intervista di aver avuto un rifiuto per il cinema, e che da bambina per anni non ha visto alcun film, credendo che potesse indirizzare le persone verso una forma di irrealtà, che il cinema proiettasse bugie, facendo il lavaggio del cervello, perché la vita dopotutto, non è come i film dice lei.

Ci parla del suo rapporto con i film, la sua ossessione per il colosso “Titanic” e il suo messaggio che secondo lei non è stato del tutto compreso. Dice anche che le piacciono le colonne sonore e che possono essere una bellissima rappresentazione delle emozioni. Parla poi del video girato sul fondo di una piscina, volendo rappresentare, giocando con il simbolismo, il regno del subconscio e di come la mente processi il contenuto. La potenza lirica e visionaria della canzone è molto forte – “Some people watch until they explode, the meaning of life doesn’t seem to shine like that screen“– Poi, dopo tre minuti e mezzo la canzone prende una piega avanguardistica spettacolare, con i synth usati egregiamente, e ritmiche sonore dal forte impatto che danno una carica emotiva a tutta la canzone.

Con Mirror Forever si fa fronte alle difficoltà relazionali e personali, sempre con un sound che tiene incollati e dai testi incisivi – “No one’s ever gonna give you a trophy, for all the pain and the things you’ve been through” – ci canta l’autrice. Mentre Wild Time racconta come siano difficili i tempi – Don’t cry it’s a wild time to be alive – Verso la fine troviamo Picture Me Better che ci parla d’amore, sempre rimanendo con un sound coerente, fatto di liriche sempre profonde – “Can’t help to smile with those eyes that shinee di arrangiamenti baroque pop che fanno leva su tutto il disco.

Weyes Blood al suo primo debutto con un’importante etichetta tira fuori un bellissimo disco dai sapori pop, folk, e psichedelici. I testi sono profondi, certo si parla di amore, ma anche di una presa di coscienza, e musicalmente parlando, siamo ad alti livelli. 

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