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Black/Lava – Lady Genocide

2019 - Hellbones Records/Italian Extreme Underground/Maculata Anima Rec/Cave Canem/D.I.Y./The Triad Rec
noise / black / sludge

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Tracklist

1. Theme 1: Deportation             
2. Theme 2: Destination (feat. Daniele Santagiuliana)    
3. Theme 3: Torture      
4. Theme 4: Death


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La disperazione, l’angoscia, l’orrore brutale e tutte le peggiori manifestazioni dell’essere umano sono gli ingredienti di “Lady Genocide”, album di debutto del duo Black / Lava. Interessante la fusione di vari stili musicali come il noise e l’ambient fino al black, allo sludge e al doom, per creare una miscela squisitamente personale e originale. Una mia prima impressione è che per quanto sia lodevole, tutta questa ecletticità potrebbe portare a non capire a pieno l’identità della band; è bene in ogni caso ricordare che siamo di fronte ad un debutto che, seppur curato e partecipato da figure di spicco della scena – si veda lo zampino nella produzione di Eraldo Bernocchi (Obake, Sigillum S) e la partecipazione di Daniele Santagiuliana (Testing Vault, Kotha) – si tratta di un primo approccio alla scena del duo piemontese.

Tuttavia, man mano che si prosegue nell’ascolto si capisce che non è un disco di genere questo dei Black / Lava ma i vari generi musicali d’influenza sono come lanciati con forza contro i pezzi; come una cattedrale che crolla al suolo, i suoi detriti si confondono, ci saranno frammenti di arcate insieme a resti di guglie insieme a schegge di legno del portone d’entrata, così si trovano le varie influenze in questo debutto. Ciò che invece rimane come sfondo, e io credo sia il punto forte e di vero interesse della band, sono gli ambienti sconquassati da frequenze deliranti e che paiono gridare di dolore come le anime delle vittime di violenza a cui è dedicata l’opera.

A volte disintegrazioni elettroniche, a volte stridii infiniti, altre lamenti di ogni tipo che prendono allo stomaco e fanno inumidire gli occhi per il profondo dolore che esse riescono a portare: questi sono gli elementi che mi rapiscono di questo disco. A riprova dell’estrema attitudine alle atmosfere ci sono gli splendidi dodici minuti di Theme 4 – death, a mio parere il pezzo più interessante dell’intero disco. Gli ambienti rarefatti pregni di una tristezza ancestrale si adagiano su delicate ritmiche di un gusto minimale e paesaggistico per sfociare poi in una cascata di frequenze analogiche incontrollate fino ad arrivare alla potente chiusura dove la batteria si spiega in tutta la sua elegante possenza sorretta da un mutevole fiume di disagio sonoro che esonda sul finale per terminare con la silenziosa e spettrale quiete della morte.

Se avete problemi a dormire vi sconsiglio di ascoltare “Lady Genocide” perché vi farà tenere gli occhi sbarrati a fissare il buio della vostra camera e nel migliore dei casi vi provocherà orrendi incubi che, state certi, vi ricorderete perfettamente una volta svegli. Se invece sentite che intorno a voi c’è molta tristezza e molto dolore, mettete questo disco sotto la puntina, avrà il potere di espiare l’energia negativa, convertirla in energia per essere resilienti e non piegarsi a nulla cosicché anche i vostri fantasmi avranno finalmente pace.

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