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I Feel Like A Bombed Cathedral – Rec.Requiem

2019 - Dio Drone
drone / sperimentale / ambient

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Tracklist

1. Def
2. Esh
3. Req
4. Rev


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Tre le poche fortune sul fronte musicale che mi è capitato d’associare alla mia scellerata città non posso che annoverare quella di aver avuto l’occasione di vedere (e fotografare) gli Ulan Bator di Amaury Cambuzat e di poterne saggiare di persona il potenziale espressivo. Come già dicevo altrove la sua creatura originaria stazione, per quanto mi riguarda, in una triade immaginifica assieme a Swans e The Young Gods, realtà che hanno spostato non di poco l’asse della sperimentazione in quanto tale nella musica rock mutante, perciò inutile aggiungere altro alla mia ammirazione per l’artista francese.

Oggi Cambuzat si reincarna in una nuova entità dal nome singolare: I Feel Like A Bombed Cathedral. Non vi è dubbio alcuno che una simile ragione sociale colpisca per intensità e suoni come la descrizione di uno stato d’animo preciso, traducendo in immagini specifiche le proprie intenzioni, tutt’altro che leggiadre e rassicuranti. L’ambience che si sviluppa è di quelle spettrali ma che, anziché opprimere, liberano verso l’altro.

Se chiudo gli occhi durante l’ascolto di “Rec.Requiem” si avvicendano storie e sensazioni di cattedrali sventrate da incendi e bombe, come se vedessi la Chiesa della Memoria di Berlino in un contesto cyberpunk scritto da Gibson in persona. Vampate elettriche che come lunghe lame senza fine s’incuneano tra neon e mattoni a vista, cupole abbattute dal potere di feedback musicali, androidi che pulsano in lontananza. Non è solo drone quello a cui ci si avvicina, ma melodia mostrificata, che lambisce e spesso si incrina e combatte, elettronica minimale con un cuore battente in bit sostanzialmente bassi in continua e impenetrabile destrutturazione, con la chitarra usata sono solo come fuoco di fila (benché avvenga ben volentieri) ma anche come telaio crittografico di mondi lontani, tra agghiaccianti fondali post-rock e allucinatorie singolarità che paiono arrivare dal deserto del medioriente o code fiabesche leggere come cristalline cascate costituite da elettricità soave (bellissima la conclusiva Rev).

Orrorificamente cinematico “Rec.Requiem” ha in sé il potere di sperimentare e di spaventare e riconferma Cambuzat come uno dei punti di riferimento della mutazione di cui sopra, anche se oggi di mutazione non si parla più.

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