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The Lust Syndicate – Capitalism Is Cannibalism

2019 - Trisol Music Group
industrial pop

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Tracklist

1. Statement: Consenting Victims
2. Death Moves Towards Us
3. Utopia As Violence
4. Statement: Flattering Of Humanity
5. One Creed
6. From Despair To New Barbarism
7. Deserted Future
8. Statement: The United States Of Slavery
9. Financial Aristocracy
10. Black Virgin-Stabbed Jesus
11. Capitalism As Religion
12. The Word Of God (Is His Sperm)


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Prima prova per il nuovo mostro nelle mani di Simone H. Salvatori, mente e lingua dietro Spiritual Front. Giusto lo scorso anno il combo mi aveva investito con tutto il suo oscuro andamento afrodisiaco che prende il nome di “Amour Braque”, quest’anno il compito di parlare alle masse tocca a The Lust Syndicate.

Tutto un altro approccio quello che troviamo da queste parti. C’è tutto un mondo industriale pronto a dispiegare le proprie ali marcite al sole nero di un minimalismo elettronico di ottantiana fattura. Se al fronte spirituale piace infilare il naso in territori statunitensi con il sindacato della lussuria Salvatori si riserva di restare in terreno europeo andando a ripescare solo di quando in quando qualcosa oltreoceano, ma solo di riflesso.

Già dal titolo “Capitalism Is Cannibalism” ci rendiamo conto di trovarci dinnanzi ad un manifesto sociale che prende le parti di un’idea anti-capitalista che scava più a fondo di una semplice sputacchiera simil-punk, in modo sinuoso ma non meno combattivo. Alle grida jourgensiane (benché il terreno di scontro sia molto simile a quello dei Ministry) Salvatori predilige un atteggiamento vocale che mi piace definire noir-romantic, sensuale e infestante, proprio della sua voce calda e avvolgente, ma capace di impacchettare frasi come coltelli dritti alle costole del sistema.

Le percussioni metalliche (coadiuvate dal collaboratore Fabio Colucci) sono padrone di casa e cesellano una materia gelida, di sensazioni a là Coil e Nitzer Ebb capaci di penetrare e prendere a scudisciate, e le parole non sono da meno: “Your fucking flags still burning” e “They sing down before our rage” promette senza mezzi termini sulla danzereccia From Despair To New Barbarism, tra le spire noise di Utopia As Violence sottolinea come l’oro che ci fa odiare gli uni gli altri sia oggi ciò che ci fa scopare. Nelle ombre tubolari di Deserted Future si stagliano visioni di campi di concentramento neoliberali, ipocrisia e guerre che portano a santificare la tirannia e i suoi promulgatori. Synth aggro attaccano alla giugolare su Capitalism As Religion e Financial Aristocracy, invettive in scontro aperto alla plutocrazia dei potenti e visione eucaristica di un applicazione dannosa di un’economia fallimentare. Non rinunciando mai alla sessualizzazione degli spettri umani la concupiscente The Word Of God (Is His Sperm) dà il colpo di grazia.

Se da un certo punto di vista il non voler aggredire utilizzando un tono vocale più feroce ha un suo fascino, è pur vero che spesso mostra uno scollamento non sempre avvincente tra basi assassine (ed interessanti), ma d’altro canto le melodie che Simone intesse sull’intero lavoro mi “distraggono” a sufficienza dal non vederlo come vero e proprio punto debole. Non un colpo al cuore come tanti lavori di Spiritual Front, ma stiamo sempre parlando di qualcosa di nuovo. Vediamo dove ci porterà.

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