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“Pork Soda” dei Primus compie 30 anni, quando essere strani è una forma d’arte

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Per parlare dell’uscita di “Pork Soda”, risalente al 20 aprile 1993, devo partire da un flash-forward: due anni dopo, nel 1995 uscì “Tales From The Punchbowl” e chiesi: “Com’è il nuovo dei Primus?” “Pauroso” mi risposero. Usavamo il termine “pauroso”  quando un album era strabiliante, incredibilmente bello. Comunque io li avevo sentiti nominare da poco e, anche se nel negozio del Dena, il “Vinyl Storm”, suonava Wynona’s Big Brown Beaver, comprai il precedente “Pork Soda”, un po’ perché il prezzo era inferiore, un po’ per il timore di ascoltare qualcosa di troppo strano, di mai sentito prima, di indefinibile, infatti ho letto da qualche parte che per definire la musica dei Primus c’è solo il termine “Primus”, cioè, a quanto ho capito, è l’unica band ad avere il proprio nome come spiegazione della propria musica. Quindi, in questo articolo, vorrei, ricordando l’importanza di “Pork Soda”, arrivare a trovare una definizione.

Videomusic passava ogni tanto il video di Mr. Krinkle, potrei andare su YouTube in questo momento e riguardarmelo ma non lo farò, vorrei raccontarlo ricordandomelo: era un pianosequenza in cui una figura alta e con la testa di maiale suonava il contrabbasso mentre in lontananza passavano dei personaggi circensi, ecco, quella stranezza, quella singolarità di quell’immagine del tutto inopinabile fece di me una specie di panno assorbente davanti alla televisione e capii che essere insoliti ed inconsueti era ok! Finalmente! Ma cos’era quell’elemento di inconsuetudine? Non certo i singoli elementi visivi presenti nel videoclip: un uomo mascherato, un tendone, un contrabbasso e dei giocolieri, ma piuttosto il risultato: la somma delle parti visuali con il pezzo. Mr. Krinkle e quindi “Pork Soda” era un benvenuto su una nave di bastardi, un nuovo suono dalle molteplici e inedite influenze. Les Claypool nel testo lo chiama “Heavy Hometown”. E se fosse questo il termine da usare? Se fosse questa la definizione? No, troppo distante. Anche se l’immagine di un “pesante paese d’origine” è, a dir poco, suggestiva.

Dunque “Pork Soda” è il benvenuto nel nuovo suono, qualcosa di talmente inverosimile da lasciarci increduli e impazienti di salire su quella nave. L’ ingresso è scandito da un ritmo dal suono legnoso di Pork Chop’s Little Ditty per poi essere accolti da un tizio innaturale di nome Fango in My Name Is Mud che ci racconta la sua allucinante storia mentre il benvenuto corale ci attende sul ponte dove il Comandante Claypool festeggia il nuovo arrivato a bordo con Welcome To This World. Temi come la morte ci vengono raccontati in Bob in cui un episodio devastante come il suicidio viene steso su un tappeto chimerico e sobbalzante in cui la tragedia è filtrata dallo sguardo dell’ineluttabile, per intenderci, avete presente lo sguardo degli Umpa Lumpa? Quello. Quindi, si potrebbe dire che la musica dei Primus è come se Willy Wonka fosse un film dell’orrore. Ma questa definizione viene bruciata quando mi viene in mente che Claypool ha dichiarato il suo amore per quel film realizzando molti anni dopo “Primus And The Chocolate Factory”. Quindi niente.

Si potrebbe dire comunque che “Pork Soda” sia una disossatura di Willy Wonka, che, tolti i vari filtri del colore, delle facce belle e paffute dei personaggi, potrebbe tranquillamente essere una storia del terrore ma sarebbe ancora una volta riduttivo pensare alla musica dei Primus come tale. Perché non c’è solo quello: c’è il prog-alternative di DMV e Ol’ Diamondbacks Sturgeon. I punti di vista si alternano, tra quello di adulti avventurieri, pescatori e ragazzini, come in Nature Boy, dove siamo chiusi nella cameretta con le tapparelle abbassate e “nessuno ci può vedere”. Passiamo Mr. Krinkle che si discosta dal resto dell’album per i suoni di contrabbasso distorto rendendolo un pezzo unico e inimitabile e arriviamo all’improvvisazione di Hamburger Train: un fenomenale viaggio a 300km/h su un treno notturno, pittoresco, bislacco, balordo, senza fine.

Pork Soda” è il disco che sdoganò l’essere particolari, unici e strani e diede una forte dose di autostima a tanta gente che ne aveva bisogno. Agli adolescenti che non capivano, non condividevano il mondo che li circondava, i Primus regalarono un rifugio, uno specchio in cui riconoscersi.

Eureka! Quindi, per chiudere, la definizione di questi suoni è sempre qualcosa d’ “altro”, è sempre qualcosa di diverso, dunque mi viene in mente “etero” o meglio “eteroclito” perciò voglio avere la sfacciataggine e la supponenza di coniare per i Primus il termine “Etheroclit Rock”. Ecco. Suona malissimo. Non esiste neanche. Va beh, ci ho provato. Infine, non credo sia fondamentale etichettare qualunque forma artistico/musicale, era solo un pretesto per scrivere un articolo su “Pork Soda”, uno degli album più ispiranti e disarmanti dei primi anni ’90.

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