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Westkust – Westkust

2019 - Luxury
shoegaze / dream pop / noise

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Tracklist

1. Swebeach
2. Rush
3. Drive
4. Daylight
5. Cotton Skies
6. Do You Feel It
7. Junior
8. Adore
9. On the Inside


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Testa bassa con lo sguardo riflesso sui propri pedali, cela la terminologia del genere musicale. A mani basse invece è evidente la vittoria del disco. I Westkust, quartetto svedese alle prese con il loro secondo lavoro, dopo due EP e il primo disco “Last Forever” (2015), tornano con una gemma – probabilmente nel genere il migliore di quest’anno – catturandoci nel loro mondo fuzzoso e dolcemente dreamy, in cui il gruppo risuona nostalgico nelle atmosfere anni novanta, suonando uno shoegaze/noise-pop vecchio stampo in maniera davvero genuina.

Il disco irrompe con Swebeach, primo singolo estratto, dove filtra tutta quella potenza sonora che richiama i My Bloody Valentine, con chitarra e basso dal riff potente e veloce, capiamo subito in che mondo sonoro ci troviamo. In Rush si è ipnotizzati dai riverberi e dagli effetti che ricordano tanto quella pietra miliare chiamata “Loveless”, in cui il brano racconta chissà quali voglie – I want to see you laying in my bed – I want to do you and then tell all my friends canta la voce di Julie, sopra un piano dolce e malinconico. In Drive c’è tutta la carica ritmica anni novanta, con una chitarra che ci fa muovere la testa fin dall’inizio, riflettendo sull’avanzamento del passare del tempo – Will you grow older? Will you fall down? – In Daylight siamo in un classico dream-pop, intrappolati nei nostri sogni – All our days are gone, am I lonely?No I never left my dream, no, I never left my dream.

I testi girano un po’ intorno agli stessi temi, nostalgie, il passato, le relazioni e la paura del futuro, la chiusura in se stessi. Il tutto proiettato su un quadro lirico-musicale dai toni onirici.

Nel mezzo del disco troviamo Cotton Skies, il secondo estratto, che non ha paura della verità e di spiattellarti nelle orecchie il destino – And the days move faster than they ever did before – Why are you so sad? You know one day we will go. Si continua con Do You Feel It che è musicalmente efficace grazie al flusso della chitarra e dalla voce della cantante, e non sembra mai di trovarci in un disco appena uscito. In Junior si arpeggia nel dream-pop e si è rinchiusi nel proprio mondo, sempre giovani – We are too young to lay down and die We’ll stick to our dreams to be safe and sound. La bellissima Adore funziona in un riff simbolico che rimanda alla memoria tutto quel sapore malinconico della scena anni ’90. Si chiude con On the Inside, costruita da una forte presenza sonora, incentivata da una linea di basso prepotente, chiudendo il disco con le bellissime melodie della voce di Julie che è bravissima in tutte le tracce in una nostalgica armonia.

I Westkust raggiungono quindi finalmente la maturità stilistica di cui avevano bisogno, trascinando con sè un genere di culto e di cui non ci si stanca mai. A buon intenditor poche parole.

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