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Son Lux – Remnants

2019 - Joyful Noise Recordings
art-pop / chamber pop

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Tracklist

1. Sleep
2. Whispering
3. Stand (Chant)
4. Come Away
5. Speak
6. Black Waters
7. Quivering Prints
8. Enough of Our Disease
9. Wait (AWWWM Outtake)
10. Throw (AWWWM Outtake)
11. Do (AWWWM Outtake)


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Ryan Lyott è morbosamente creativo e dolcemente ispirato, domandandosi quali siano veramente i confini e le convenzioni tra la musica pop e il contemporaneo. La ricerca costante di un flusso musicale che si vuole volutamente spezzare, un disco da una forte sensibilità creativa e dalla potenza eclettica della sua sperimentazione. I Son Lux ci regalano un disco dall’espressione musicale indiscussa, tra pop, barocco e contemporaneità.

Tramite l’etichetta Lyott dice di voler creare un’esperienza continua di ascolto che cambi di secondo in secondo, esplorando altre parabole per poter fare musica pop. “Remnants” contiene precedenti e rare registrazioni che non erano ancora state pubblicate, registrate dai Son Lux tra il 2008 e il 2017, dove alcune delle tracce inserite nel disco furono incaricate al gruppo per delle coreografie e per delle direzioni artistiche, commissionate da Stephen Petronio per la compagnia di ballo Ballet de Lorainne. Il disco contiene anche pezzi già pubblicati e reinterpretati.

Il disco si apre con Sleep, che ha ben dieci anni (e saperlo la rende ancora più affascinante), a mio parere la più bella del disco, una carica sonora ed emotiva struggente – Wake me up, I’m still alive – ripete costante il testo, in una voragine di effetti esplosivi, sezione ritmica di Ian Chang superba che lascia senza fiato, sintetizzatori ed effettistica usati con una potenza emotiva che non può lasciarti indifferente. Suona molto da colonna sonora, e ti proietta in una personale visione, che però allo stesso tempo sa essere collettiva. Difficile ben spiegarlo, si ascolta e poi si realizza.

La seconda, Whispering, dolcemente sui tasti di un piano, canta sussurrando, sembra di essere in un posto dove nulla puoi toccare perché estremamente sensibile, quasi l’atmosfera è fantasmagorica. Stand passa in fretta in un minuto e mezzo, traccia inserita e tagliata rispetto all’originale del 2008. Poi si arriva a Come Away preziosissima che con la sua sezione ritmica – ancora davvero di gran qualità – accompagna un semplice “Oh, oh, oh Hmmm” che tiene all’ascolto, fermandosi e poi ripartendo di nuovo, progredendo in sperimentazioni armoniche.

Con Speak di nuovo un piano lento, e un quasi infinito – Speak – di sopra, poi il piano inizia a destreggiarsi in classicismi, la padronanza armonica e melodica invocano e sono suggestive. Black Water è una cover della cantautrice Jean Ritchie, che irrompe quasi come fossimo in un film dove però poi si è in torbide acque nere dai sapori folk e allo stesso tempo fatta da una sezione ritmica sempre con una buona carica, fondendosi bene con i synth. In Quivering Prints si accendono le avanguardie, con una linea di synth ipno-prog, e tempi avant-garde. Enough of Our Diseas è davvero bella e profonda, si rifà a Enough of Our Machines contenuta nel vecchio disco “Lanters”. Nel testo – I’ve had enough of our machines – I’m giving up and I am letting down – ripetuto, si è stanchi, in un’atmosfera con un piano e una voce che canta arresa, alla visione dell’uso distopico che l’uomo fa con le sue macchine.

Le successive tre tracce sono degli outtake, Wait si muove in un unico flusso musicale minimale, Throw dal suono preistorico ha tutta una buona contemporaneità pop. L’ultima Do con un piano davvero meraviglioso non ti lascia mai apatico, è piena di emozione e profondità sonora nella sua semplicità.

“Remnants” quindi si affaccia a bellissime introspezioni musicali, artistiche, pop e contemporanee.

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