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Toki Fuko – Spring Ray

2019 - Silent Season
Ambient/drone/dub-techno

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Tracklist

1. Spring Ray [Original]
2. Spring Ray [Deduction]
3. Spring Ray [Outtake]
4. Spring Ray [Reshape]
5. Spring Ray [Induction]
6. Spring Ray [Spatial Awareness]


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Caduti in un declino esistenziale, le forme e le ombre si susseguono in strane onde sonore e vibrazioni. Le percezioni raccolte in sinfonie meccaniche e rotonde incedono in liquidi scivolosi, addensandosi in acquari di cristallo ricchi di ghiaccio. Raffreddandosi al contatto, le impronte rodono le striature dei cubetti, spaccando le reazioni chimiche che le uniscono, galleggiando, soffocati da piccole onde che si susseguono. Intontiti e fluttuanti si odono melodie di pioggia sulla superficie. Le note che incontrano gli argini della vasca risonano fino ai timpani, abbattendo la parete astratta dell’acqua. Riecco emergere un sogno dagli abissi, ritrovare un tempo futuro in uno spazio intenso. Raggomitolati per trattenere il respiro, il ghiaccio continua a sciogliersi, sotto l’effetto di synth e pads, dolci e maniacali, manipolati e modificati, alla ricerca di labbra inerti, pronte a donare un respiro salvifico.

Le tracce di Toki Fuko (alias di Sergey Korotaev) sembrano ricercate boccate d’aria sotto uno strato superficiale di acqua salmastra che sprofonda sempre più giù. La caratteristica di questo album, per alcuni versi statico, ma di una staticità di cui è difficile farne a meno, rappresenta la sedentarietà opprimente di cui tutti, nessuno escluso ha disperatamente bisogno. Ricorrendo ad uno stile musicale originale e meditativo, Toki Fuko fa riemergere la musica ambient in un senso dub-techno con il quale unisce sonorità e percezioni in pattern propositivi e ricchi di suspence.

Dialogando con un’etichetta discografica come la Silent Season, “Spring Ray” riflette la trasparenza di un respiro astratto, ma implicitamente concreto, risultando essenziale per il continuo del viaggio sonoro. Ambientazioni rarefatte e umide, sotto il colpo dei kick che rappresentano lo sgretolarsi del ghiaccio causato dal calore di un raggio di primavera (Spring ray), l’artista russo si conferma un visionario e stakanovista delle idee e della musica con la quale le esprime. Infatti, dopo l’ep “Archives“, rilasciato dall’etichetta tedesca Affin di Joachim Spieth, Toki Fuko sfodera “Spring Ray” dopo un mese, il 22 aprile, concentrando la produzione sugli aspetti meditativi ed onirici della musica.

Il vinile composto da sei tracce segna il passaggio da una stagione all’altra, precisamente dall’inverno alla primavera, in maniera silenziosa, sublime, facendo traslocare il calore delle proprie case verso una natura che rinasce con i raggi solari e primaverili, riacquistando la ricchezza esplorativa ed espositiva ai danni dell’inverno. Raggiungere questo stato del “nirvana” con il quale assorbire l’energia sonora, Toki Fuko, ritrae il sottile velo di nebbia zuppo di gocce d’acqua sui fiori sbocciati, sulle foglie calpestate e sulla superficie marina. La musica, esplodendo in concetti da soundtrack, emula la suspence di un libro noir, descrivendo con frequenze e tonalità lo strato di torpore derivante dal letargo subito messo da parte per la voracità di esplorare di nuovo, alla ricerca della fame ritrovata. Rubati spezzoni di una chill-out che si ritrova soprattutto in Spring Ray (Outtake) il risveglio è calmo, rilassato, coscienzioso.

In Spring Ray [Induction], traccia di ben 30 minuti, un suono plastico spinge l’estendibilità del percettibile in orbite anonime, laddove evaporazione e condensazione seguono la linea cronologica degli eventi, prima innalzando la temperatura e poi abbassandola, tra drone e techno, con vocal in lontananza, adattando pian piano l’accelerazione delle sensazioni e del cambiamento degli stati fisici, poi mentali, infine ipnotici. Lo sguardo immerso nell’analisi di ciò che lo circonda provoca la modulazione di un suono profondo, sfuggente, frustrante che denota la critica comunicazione musicale, perfezionandosi e perfezionando la dinamica dei movimenti e della struttura sonora fino a voler raggiungere il punto G, identificato nel pink noise, capace del piacere psico-sensoriale e fisico per definizione.
La tenacia e la destrezza con cui questo concetto viene esposto dall’artista, cosciente che possa richiedere del tempo, non ferma la voglia di cimentarsi nella ricerca non solo musicale, ma quella culturale, dove approda a mixare influenze di vari stili, accomunando spezzoni di tromba in stile jazzistico, ricorrendo all’improvvisazione e alla sinestesia musicale.

Erano oltre 10 anni che Toki Fuko non s’esprimeva attraverso l’ambient, ma lo “sfogo” di “Spring Ray” riesce a intendere che la transitorietà di questo periodo non sia mai passato aumentando l’adrenalina e l’ossitocina di un abbraccio lungo e sentito, senza interrompere il contatto con la natura e le sue variabili, avvolto prima nel grigiore dell’inverno per poi riemergere nel calore della primavera.

 

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