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GOLDENGROUND: Coito Negato

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Esiste un mondo sommerso, una selva di persone, passioni e cuori che stanno dietro alla musica e che ogni giorno la nutrono con amore paterno, nascosti dietro le quinte della scena. Goldenground va a scavare negli intricati tunnel dell’underground per portare alla luce le scintillanti pepite d’oro sparse in tutta Italia e per dare voce a chi è solito dare voce alla musica.

Coito Negato è uno dei più misteriosi e oscuri artisti grafici della scena underground nostrana. Il suo stile è riconoscibilissimo, un ostinato senso di disagio e di lento decadimento permea ogni sua creazione; e per questa singolare caratteristica il suo nome è legato alle grafiche e alle locandine di artisti neri nell’anima e di serate all’insegna della distruzione e del rumore perpetuo, come ad esempio l’Hydra Fest che si svolgerà il 19 maggio a Firenze.

Tra gli artwork più recenti a firma Coito Negato c’è I Feel Like A Bombed Cathedral, nuovo progetto del frontman degli Ulan Bator (qui la nostra recensione), il disco solista di Stefania degli OVO sotto il nome di ?Alos, e ancora il disco di Naresh Ran, dei Maiali e di molti altri.

Di seguito la chiacchierata che Coito ha concesso ad Impatto Sonoro.

Ciao Stefano, grazie mille per la tua disponibilità siamo davvero contenti di fare due parole con te. Raccontaci come hai iniziato il tuo percorso nell’arte grafica, anche da bambino ti dilettavi a disegnare madonne decomposte e mostri orribili?

Grazie infinite a voi. Mai e poi mai avrei pensato di fare un’intervista sui miei scarabocchi. Tra qualche ora compio 40 anni e questa cosa calza a pennello. Riguardo alla domanda: ho sempre disegnato fin da quando sono piccolo. Sono nato mancino ed inetto alla vita campestre alla quale ero “destinato” a causa di ansia, asma allergica e obesità da cortisone, e il disegno ha sempre rappresentato una bella valvola di sfogo per me. Credo di aver disegnato un po’ di tutto e anche ora non disegno sempre e per forza soggetti oscuri o macabri. È chiaro che come tutte le persone ho i miei “scheletri nell’armadio” ed è una fortuna per me sublimare questo disagio e riuscire a metterlo su carta, invece di voler fare il dittatore o qualche altra cazzata. Li avete mai visti i disegni di Hitler? Sembra roba fatta da un chierichetto. Sono stato molto tempo senza disegnare, sono autodidatta ed anche se ho sempre seguito “l’underground musicale” da quando sono adolescente non mi ero mai dedicato alla realizzazione di grafiche per gruppi prima di una decina di anni fa circa, a parte un logo per la band nella quale suonavo a fine anni ’90 (fatto col paint ed il mouse) ed il primo logo dei Subhuman (gruppo trash death, forse li conoscete). Verso il 2010 circa feci una copertina, non oscura, per uno split dei Dhalmanns (gruppo garage power pop) uscito sull’etichetta pisana Surfin Ki poi seguirono quelle per i La Cuenta e le prime cose su Dio Drone. Ringrazio ancora queste persone per aver creduto in me all’inizio. Non che ora sia chissà chi, ma vi assicuro che pur avendo “la mano” non ero capace neppure a scansionare un disegno, e se Naresh (Naresh Ran, Dio Drone) non avesse fatto la pagina “Coito Negato” su Facebook, (a sorpresa) forse sarei ancora lì a cercare di farla.

Coito Negato è un nome forte, a sentirlo è da una parte davvero sinistro ma dall’altra anche divertente per il significato letterale. Ci puoi svelare, se si può, il significato del tuo singolare nome d’arte?

È molto semplice: spesso venivo meno ai miei “doveri coniugali” per disegnare o smanettare su programmi di grafica. Giustamente ne ho pagato le conseguenze…

Quali sono i tuoi soggetti preferiti da immortalare su carta? Ti capita spesso di disegnare per qualcuno questi soggetti?

Se avessi più tecnica e tempo mi piacerebbe trasporre graficamente certe scene che ho in testa fin da quando sono piccolo, ma la vedo un’impresa troppo grande e credo che quelle immagini mi accompagneranno nella tomba e se ne resteranno lì a fluttuare come le idee di Platone! Riguardo alla ripetitività di certi elementi che potete vedere nei miei lavori (alberi secchi, teschi, lune, serpi, simboli alchemici e geometrie varie) sono quasi automatismi (archetipi personali) dai quali vorrei anche liberarmi ma non riesco. A volte l’iniziare ad essere riconoscibile con un proprio stile diventa quasi una gabbia dalla quale è difficile uscire poi, e spero di non arrivare mai a recitare la parodia di me stesso. Anche se è probabile che lo stia già facendo inconsciamente.

Quali sono i tuoi artisti di riferimento per quanto riguarda l’arte visiva? Sentiti libero di includere anche registi cinematografici, fotografi o qualsiasi cosa ti ispiri.

L’artista che mi ha fatto tornare la voglia di disegnare dopo anni di astinenza è stato Andrea Pazienza, soprattutto per il suo modo eclettico e versatile di disegnare, capace di entrare in varie “stanze” nelle quali poter trovare stili e segni diversi a seconda del tipo di racconto da illustrare. Questo concetto è molto utile se si applica anche ai dischi che ti trovi a “vestire” e, anche se paragonare lui a me è come paragonare l’Everest ad un granello di sabbia, cerco di utilizzare più che posso questa cosa tentando di uscire di scena e decentrarmi rispetto a ciò che disegnerei per me stesso in favore di quello che mi trasmette una band o un musicista. Come altre influenze potrei citarti altri fumettisti vecchi e nuovi come Toppi, Moebius, Gipi, Pagliaro. Artisti come Bosch, Bacon, Giger, mentre riguardo alle grafiche per le band mi fanno impazzire i lavori di Jacob Bannon, Christophe Szpajdel (Lord Of The Logos), Necrolord, Raymond Pettibon, e ultimi ma non per importanza (anzi), Blssnd, Paolo Girardi e SoloMacello…e potrei andare avanti ancora.

Ci racconti come realizzi un tuo disegno? Parti da un foglio bianco? Quanto e quale software usi per le tue opere?

Avendo un lavoro con orari e tempi strani (faccio l’educatore domiciliare con ragazzi in difficoltà), ho dovuto adattare il modus operandi sulle grafiche a questa situazione. Mentre un tempo utilizzavo il classico tavolo luminoso per i ricalchi e materiali come pennini e pennelli anche di una certa qualità, da molti anni ho un approccio molto più “punk”, nel senso che si parte sempre da fogli bianchi con inchiostro ma una base per una grafica deriva spesso da un puzzle realizzato in più step nei buchi lavorativi ed assemblato successivamente. Una parte può essere fatta su un muretto di una stazione e un’altra 3 ore dopo seduto su un cesso a pagamento. Poi scansione e aggiusto e coloro con Photoshop. La parte digitale non è massiccia, anche perché il mio utilizzo del programma è puramente personale e da autodidatta e diciamo che ne rappresenta in media il 30-40%. Purtroppo con questo metodo non hai una tavola “originale” di partenza da poter appendere al muro, e a volte mi piacerebbe tornare a disegnare in maniera più analogica con acquerelli e altro (anche se faccio schifo), ma per ora non posso. O così o nulla.

Tantissime band si sono fregiate di un tuo contributo sulla loro musica, che sia una maglia o una locandina. Com’è il rapporto con le band per cui disegni? Ti sono capitati situazioni particolari magari che ti hanno messo a disagio?

Cerco sempre di entrare in “empatia artistica” con le band con cui collaboro, e come dicevo prima, provo a decentrarmi e ad entrare in quello che fanno senza restare rigido nei miei schemi. Mi è capitato a volte, e forse ricapiterà in futuro, che una band mi chiedesse una grafica che avevo già pronta e avevo fatto così per vezzo personale. Naturalmente ho accettato, ma non è quello che solitamente mi piace fare. È bello entrare in contatto con gli artisti ed i dischi che ti vengono “affidati”. Non è sempre facile, certo, ma è molto stimolante. Di situazioni spiacevoli me ne è capitata forse una, e anche se in un primo momento mi sono girate le scatole ho lasciato correre, fortunatamente bazzichiamo in un ambiente dove in media c’è ancora rispetto tra le persone.

Ascolti sempre la musica di una band prima di iniziare a disegnare? Secondo te è importante che ad un artista grafico piaccia anche l’artista per cui disegna?

Il metodo che utilizzo sempre è quello di ascoltare la musica del gruppo che mi chiede le grafiche nelle fasi iniziali del lavoro, mentre in quelle finali ascolto un altro gruppo che mi viene ricordato dalla grafica che sto facendo (spesso le sonorità sono opposte). È una sorta di “processo dialettico hegeliano” applicato alla grafica…per ora funziona. Se mi piace la proposta musicale e/o conosco la band in questione anche di persona sono spesso più facilitato nel fissare e mettere a fuoco le idee. Grafiche come quella di “Creatura” degli OVO o alcune t-shirts per gli Hate&Merda (con i quali ho un immaginario grafico molto simile) sono state realizzate al volo. Altre, come quella di Iron Death dei Noia, hanno necessitato di tempi più lunghi, ma poi siamo arrivati insieme (opinione personale) ad un buon risultato. A volte però un gruppo che mi piace o che è formato da amici può anche crearmi una sorta di ansia da prestazione che poi ti fa scappare di mano la situazione: l’inserto de “La capitale del male” degli Hate&Merda o la copertina di “See The Light Beyond The Spiral” dei Nudist sono cose che potendo rifarei volentieri, ma non credo di averli danneggiati più di tanto. Spero.

Passando ora alla musica, ci racconti quali sono i tuoi gruppi preferiti? Ascolti musica mentre disegni, se sì cosa ascolti?

Vengo dal metal estremo ’90: black e death di quegli anni, con alcuni innesti di punk hardcore ’77-’80 italico e non. L’imprinting è stato quello e resta. Ora sono vecchio ma continuo ad emozionarmi con quella roba e purtroppo scivolo spesso nel credere che “i dischi come quelli non li fanno più”, ma cerco di seguire le nuove uscite di vari filoni e anche il fatto di fare le grafiche mi aiuta in questo. Diciamo che a parte l’hard rock “alla Bon Jovi” per dire (che non mi ha mai attirato più di tanto, ma chissà in futuro…) ascolto di tutto mentre disegno, dai Dissection a Noyz Narcos o dai Wretched a Elliott Smith ecco. E non per campanilismo ma attingo anche da molta roba di amici o conoscenti. Musica a chilometro zero: Noia, Hate&Merda, Murk, La Cuenta, Bad Girl,  Quiet Pig,  Nudist, Nido di Vespe, Spettro (RIP), Carlos Dunga, Alfatec, Subhuman, Gargamella..e potrei continuare per ore…

Sappiamo che anche tu oltre a disegnare sei un chitarrista e che hai militato nella band Loia. Quanto la tua band ha influenzato il tuo modo di disegnare? Ti senti più chitarrista o illustratore?

Suono la chitarra da quando ero un ragazzetto ma anche questa attività è stata discontinua con pause di tipo 20 anni, e anche ora, dopo aver suonato nei LOIA per un paio di anni, sono di nuovo fermo. È stata una bellissima parentesi e, dato che siamo a parlare di grafiche, mi è piaciuto molto curare l’artwork dell’unico disco che abbiamo fatto. Personalmente (sono di parte) penso che rispecchi bene i testi e la musica, che è poi quello che cerco di fare ogni volta. Sia come chitarrista che come illustratore mi piace stare a metà strada tra un utilizzo della tecnica in maniera standard (con i miei imiti tecnici naturalmente) e un po’ di sperimentazioni meno calcolate e di pancia. Come fruitore mi possono piacere anche artisti astratti alla Pollock o i dischi dei Sunn O))), ma io non riuscirei mai a produrre roba in quelle direzioni. Tra quando disegno e quando suono però c’è un po’ di differenza: se disegnassi come suono farei cose più classiche e colorate non in digitale. Se suonassi come disegno suonerei più “post” e sperimentale di quello che in realtà faccio. Inoltre, come chitarrista suono per scaricare, per fare roba che mi piace e vorrei ascoltare, mentre quando disegno sono molto al servizio dell’altro. C’è meno egocentrismo e mi sento (con fierezza) un artigiano.

Una domanda sul filosofico, cosa cerchi di trasmettere con i tuoi disegni? C’è una sensazione o un messaggio che vuoi infondere in chi vede le tue opere?

Cerco solo di valorizzare quello che penso sia il messaggio di una band o un artista, come un sarto cuce un vestito o un calzolaio fa un paio di scarpe che calzano bene. Di sicuro quello che conta di più è la musica, e se un disco fa schifo fa schifo pure con la copertina disegnata da Solo Macello o da Necrolord, ma credo che una bella grafica sia comunque un valore aggiunto e se uno il disco se lo compra si compra comunque l’oggetto e la grafica ne è parte integrante. È vero che in questo periodo storico a volte si dà molto risalto alla parte visiva, forse troppo in alcuni casi. Tuttavia credo che se c’è la sostanza vanno pure bene pure tutte le variabili di contorno possibili (copertine, foto, promozione sui social ecc…), e non ci vedo nulla di male. Da ragazzino poi tanti capolavori che ho scoperto comprando a scatola chiusa l’ho fatto anche grazie ad aspetti “perferici” come gli splendidi artwork che avevano o l’immagine della band. Non c’era il “free listening” a quei tempi.

Bene Stefano siamo alla fine, ti faccio la mia domanda di rito: cosa consiglieresti a qualcuno che vuole intraprendere una strada simile alla tua? Grazie mille a nome di Impatto e dei suoi lettori, ti auguriamo tutti un buon lavoro

Di sicuro non sono la persona più adatta a dare consigli riguardanti l’autopromozione, la pubblicità ecc… settori nei quali sono un coglione e che cerco di imparare piano piano a gestire. Se mi posso permettere qualche consiglio da vecchio relitto quale sono potrei dire di cercare la propria strada senza tentare di assomigliare per forza ai propri riferimenti stilistici: digerire le proprie influenze e lasciare che siano loro a venire verso di noi. La parte che interiorizziamo senza esserne coscienti a volte è quella migliore. Un’alta cosa importante è quella di accettare e rispettare i propri limiti oltre che i propri punti di forza. Il limite ti dà dei confini che aiutano la creatività e ti guidano nella scelta della tua strada e del tuo stile: anche a me piacerebbe disegnare a olio come Girardi ma nemmeno se rinasco 20 volte ci riuscirei. Tanto vale volare basso e cercare altre strade. L’ultima cosa: prendersi sul serio al 100% mentre disegni, come se quello che fai fosse la cosa più importante al mondo. Quando però hai finito darsi una ridimensionata narcisistica: non abbiamo scoperto la cura per il cancro, né stiamo imbracciando un mitra per combattere l’Isis o fare la rivoluzione.

Grazie a te Stefano, ti ringrazio a nome di Impatto e dei suoi lettori e ti auguro un buon lavoro!

Grazie tantissimo a voi per avermi dedicato questo spazio!

 

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