Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Gang Of Four – Happy Now

2019 - Gill Music Ltd
indie rock

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Toreador
2. Alpha Male
3. One True Friend
4. Ivanka: ‘My Names On It’
5. Don’t Ask Me
6. Change The Locks
7. I’m A Liar
8. White Lies


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Non mi soffermerò sui testi di “Happy Now”, il nono album in studio dei Gang Of Four. L’impegno politico è sempre stato un punto fermo del progetto del chitarrista e produttore Andy Gill, rimasto ormai l’unico superstite di una formazione che, nel suo periodo migliore, riuscì a dare alle stampe imprescindibili capolavori del post-punk britannico quali “Entertainment!” (1979) e “Solid Gold” (1981).

L’analisi intelligente e precisa del tremendo, deprimente “pantano” storico nel quale, volenti o nolenti, siamo immersi fino al collo, è probabilmente l’unico buon motivo per ascoltare questi dieci brani. Un messaggio chiaro e preciso rivolto a tutti quei tycoon arancioni, capitani mangia-nutella e squallidi mestieranti del potere convinti del fatto che la musica debba essere scevra di contenuti in grado di far riflettere.

Per il resto, “Happy Now” è un guazzabuglio di suoni e stili talmente malriuscito da sembrare uno scherzo. Partiamo dal difetto principale: l’approccio all’elettronica. In quella che è probabilmente l’opera più sintetica mai realizzata dai Gang Of Four, gli inserti di synth e drum machine suonano sempre antiquati ed eccessivi. Ogni occasione è buona per inserire effetti e artifici di ogni sorta che, invece di aggiungere profondità all’intelaiatura sonora, rendono il tutto altamente indigeribile.

Ciò che viene fuori è un polpettone pop/industrial glitchato e sovraprodotto, nel quale le caratteristiche originali della band – la spontaneità del post-punk, le tendenze funk – restano sommerse sotto tonnellate di ornamenti inutili. Il trattamento riservato alla chitarra di Andy Gill rappresenta il dispiacere maggiore: spezzettata, rimasticata e trasformata in un anonimo strumento digitale, fino a diventare irriconoscibile e irritante.

Mi sento di salvare solo tre brani: I’m A Liar, resa gradevole da un bel giro di basso aggressivo e slappato; Paper Thin, un ottimo singolo new wave che ha il merito di unire, in maniera forse un po’ scontata ma efficace, spunti moderni (MGMT) e antichi (New Order); la bonus track Lucky, l’unico momento del disco nel quale si ha effettivamente l’impressione di essere all’ascolto di qualcosa partorito dalle menti dei Gang Of Four (anche se sembra uno scarto dei Franz Ferdinand). Per il resto, da evitare come fosse un tweet di Trump o, ancor peggio, un bacione di Salvini.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni