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Special Request – VORTEX

2019 - Houndstooth
elettronica / techno

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Tracklist

1. Belgian Entrance
2. SP4NN3R3D
3. Memory Lake
4. Ardkore Dolphin
5. Fahrenheit 451
6. Vortex 150
7. Levitation
8. Fett
9. A Gargantuan Melting Face Floating Effortlessly Through The Stratosphere


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Special Request ritorna dopo un po’ di tempo alla produzione di questo disco che, già da copertina e dal titolo non lasciano presagire nulla di buono, il che è un bene. Soprattutto per il messaggio che accompagna quest’uscita.

In sostanza, lo spirito disfattista di Paul Woodford ne ha viste d’ogni (nato da batterista jazz e poi cresciuto con la collezione di vinili del padre adottivo, con un’innata passione per la creazione, ha cominciato il suo cammino d’iniziazione col magico oggetto della radio – cosa che oggi è mero strumento di trasmissione di messaggi – assorbendo influenze ed esplorando i vari suoni che percepiva qua e là tra radio ufficiali e quelle pirata, un’altra delle ossessioni che lo hanno guidato anche nelle scelte stilistiche. E a proposito di stile, vale la pena ricordare che nella collezione estate/primavera 2017, Fendi ha utilizzato la sua musica per le passerelle. Da gennaio 2013 lui firma un contratto con la Houndstooth e adesso, quello che ha da raccontarci è pressoché….niente. Ebbene sì: da una parte potrebbero cadervi le braccia (nel senso che l’artista non trova più niente da dire; dall’altra potreste addirittura strabuzzare gli occhi perché Woodford sceglie di non dire niente. Senza girarci troppo intorno, il Nostro rifiuta qualsivoglia concettualizzazione in favore della libertà di espressione, di accostamenti azzardati che, proprio in virtù del loro azzardo sono legittimi, se non addirittura doverosi.

Ma, per dirla breve, che cosa si trova dentro questo “VORTEX“? Una serie di pezzi avant-jungle, anzi, soprattutto jungle/acid che, come un pesantissimo fardello, sembra difficile da abbandonare; e abbiamo visto quanto, tutti coloro nati e cresciuti sotto il segno delle radio pirata, non possano fare a meno di questi generi – uno su tutti Lee Gamble, o addirittura Dalglish – ma in questi casi citati il percorso è ad anni luce di distanza.

Non sarei così “severo” se non fosse che, nonostante lo snobismo (nel suo senso etimologico), le pretese sfociano proprio nello snobismo (nel suo senso malinteso conosciuto ai più come “avere la puzza sotto al naso”). Se difatti il suo apparente atteggiamento punk mostra il suo menefreghismo nei confronti dell’ “establishment” musicale, o per meglio dire, nella legittimazione della produzione di un’opera, addirittura afferma che lui sia riuscito a creare qualcosa di NUOVO (scritto a caratteri cubitali dal Nostro, non è licenza poetica personale). A chi pensasse il contrario (e cioè che, in fin dei conti, non è possibile creare qualcosa di veramente NUOVO), lui risponde con “Queste sono cazzate!” (anche qui non mi invento nulla).

Ebbene caro Woodford, senza girarci troppo intorno, ti dirò che no, non hai inventato nulla, che l’originalità assoluta di questo disco sta nell’effettiva dimenticanza che c’è stato qualcosa prima e oltre “VORTEX” che ha davvero rivoltato questi generi come un calzino. Se difatti il disco risulta azzardato perfino nella traccia introduttiva, non possiamo che ammettere quanto il 70/80 % di questo disco non si sia già sentito (anche piuttosto recentemente con personalità quali X-Altera, Mystic Jungle, Helena Hauff, il compianto Andreas Gehm, e compagnia bella. Come dichiara lo stesso nella conclusione del suo non-comunicato stampa, sarete voi a decidere col vostro orecchio se quelle che ha affermato siano “bollocks” o meno.

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