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Earth – Full Upon Her Burning Lips

2019 - Sargent House
drone / stoner / doom

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Tracklist

1. Datura’s Crimson Veils
2. Exaltation Of Larks
3. Cats On The Briar
4. The Colour Of Poison
5. Descending Belladonna
6. She Rides An Air Of Malevolence
7. Maidens Catafalque
8. An Unnatural Carousel
9. The Mandrake’s Hymn
10. A Wretched Country Of Dusk


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Secondo una vecchia battuta, il canzoniere di Ligabue sarebbe un’unica canzone lunga svariate ore: ciò si potrebbe dire degli Earth senza peccare di esagerazione e fuor di ironia. Già, ma qui non sono solo canzonette, e non ce ne voglia il buon Luciano nazionale.

Quella che Dylan Carlson e Adrienne Davies hanno realizzato è un’epopea che assume un andamento circolare: finisce per ricominciare lì dov’era finita, e così via in un eterno ritorno. E non è sbagliato pensare che si potrebbe cambiare i brani di posizione e album senza per questo rompere un incantesimo che la band ha iniziato a realizzare fin da “Extra-Capsular Extraction”, primo vagito dal lontano ‘91.

D’altronde, come per i medicinali, perché il sortilegio abbia effetto occorre procedere per accumulo, strato su strato, dose su dose, fino a che il necessario livello di trascendenza sia raggiunto, per poi puntare allo stadio successivo. Nel caso degli Earth non bisogna parlare di “classico”, semmai di “tradizionale”, inteso come memoria che si tramanda per via orale (ossia strumentale, ché con scrittura e testi saremmo già nella Storia) e che si alimenta di versioni, glosse, aggiunte, correzioni, deviazioni, senza però cambiare in nulla nelle sue caratteristiche fondamentali, immutabili e coerenti.

Va da sé che è impervio se non impossibile esprimere un parere o una valutazione su un singolo disco, perdendo così di vista l’opera omnia dei nostri. Si può dire che The Colour Of Poison è uno dei brani più arcigni e cattivi che la band abbia mai inciso. O che A Wretched Country Of Dusk assume, di contro, i toni di una rivelazione e di una liberazione spirituale. Non a caso posta in calce alla scaletta, ma è una conclusione solo apparente, come detto. Oppure che, per chi non conoscesse affatto la band, il disco è un’altra, l’ennesima, pregevole collezione di brani dalle tinte stoner/doom/drone metal, se vi aiutano le definizioni.

Più significativo è allora suggerire, per l’ascolto, il calore di un fuoco, l’esposizione a benefici vapori, i sensi distesi e protesi a captare e uno stato d’animo pacifico e di beata contemplazione. Da premio alla carriera.

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