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The Punk Box

THE PUNK BOX #3: The Kaams, Horrible Snack, Cuore Matto, Nero Kane, The Cavemen, The Raws

The Punk Box

Eccoci qua, terzo colpo, senza preavviso e senza periodicità, tanto non ci aspetta nessuno. Questo terzo volume del vostro boxone punk preferito è molto ricco e succulento, quindi bando alle ciance.

The Kaams – Kick It (Area Pirata)

Interessante e molto apprezzabile l’evoluzione dei bergamaschi Kaams, partiti come una solida ed onesta band di garage rock per approdare con questo nuovo lavoro ad un suono grasso che mescola molte influenze avvalorando ancor di più un songwriting che è sempre stato ottimo. Quindi chi dice Kinks ed in generale influenze Mod di scuola British io dico ok, ma anche chi dice Paisley ed un suono tra il rude e il lisergico che fu delle bands di label gloriose come la Frontier io dico ok uguale. Gli episodi migliori stanno all’inizio, tra i coretti Sixties di Floating In My Fantasy e le belle armonie di Walk Out The Door, ma anche in un pezzo come My Destiny, con quell’inciso alla Reigning Sound che personalmente mi ha fatto sbrodolare. Occhio che il disco cresce di ascolto in ascolto.

Horrible Snack – Your Neighbor’s Shingles Will Ruin Your Garden (Ome Records)

Signore e signori, quello che vi stiamo per dire vi sorprenderà. Oppure no. Insomma, quello che vogliamo dirvi è che gli Horrible Snack sono uno dei migliori gruppi rock italiani (anche se cantano in inglese) attualmente in circolazione. Per quanto ci riguarda, la recensione potrebbe anche finire qui. Ma dobbiamo parlare di questo disco, già il terzo nella breve carriera dei fratelli Omezzolli da Trento (20 e 17 anni!) che con Gioele Maiorca formano questo power trio che fa della versatilità la propria cifra distintiva. Nei 16 brani di questo album dal titolo lunghissimo c’è l’approccio iconoclasta e la libertà creativa che fu dei Minutemen, c’è la ruvidezza di scuola SST dei primi Meat Puppets, ci sono schegge di melodia da manuale del perfetto indie rocker, c’è quel pop storto da underground rock americano di metà anni 80, c’è l’hardcore (abbiamo citato i Minutemen non a caso) e tutto quello che vi viene in mente. Un minestrone, dite? Sì, ma averne di contadini così. Una scrittura di alto livello, un suono spigoloso ed essenziale. Tutto autoprodotto. Fidatevi, potrebbero diventare la vostra band preferita. Per richiedere il disco, contattateli su Bandcamp.

Cuore Matto – Baci ad occhi aperti (Autoproduzione)

Proseguiamo con le buone e sane bands italiane. I Cuore Matto vi scardineranno l’intonaco di casa. Questo disco è brutale garage punk blues cantato in italiano che non si premura di fare il minimo sconto. Produzione grassa e grossa di Matt Bordin del celeberrimo Outside Inside Studio. Questo trio di Treviso, tutti con precedenti esperienze in bands punk/hc, suona come una versione hardcore dei primi Gaunt o dei Guitar Wolf. Insomma, prendete un gruppo gunk punk anni 90, fatelo stare 10 giorni senza fica e senza alcool, e vi uscirà la carogna dei Cuore Matto. Il cantato a volte è un grugnito rancoroso, a volte un urlo belluino da gola scartavetrata. Impossibile resistere al groove animalesco di Dobbiamo Parlare, agli strali d’odio compresso in un blues ipercinetico di Chi-Odi o ai testi velenosi e viziosi di Lolita e (Lei adora le) Rockstar locali. Classica band che dal vivo dovrebbe provocare lividi sugli stinchi e birre rovesciate in testa.

Nero Kane – Love In A Dying World (American Primitive)

Abbassiamo i volumi, prendiamo l’acustica. Non che il nostro Nero Kane di volumi alti e distorsioni non se ne intenda: era il frontman dei Doggs, creatura dell’underground punk nostrano, autori di una manciata di ottimi album profondamente intrisi di droga Stoogesiana.  Qui Nero balla da solo, ed è un ballo sciamanico nel deserto dell’Ovest americano: l’amore in un mondo che muore (titolo Laneganiano) è un album profondamente personale, coraggioso, intriso di dolore, visionario. Non per tutti, non per tutti i momenti. Ci dovete mettere impegno per entrare nelle reiterazioni sciamaniche (aridaje) create dal buon Nero (all’anagrafe Marco Mezzadri), ma sarete ripagati. Prodotto da Joe Cardamone (frontman degli Icarus Line) che mette in evidenza magistralmente l’essenzialità cercata dall’autore, “Love In A Dying World” è un disco che si nutre di oscurità e intimismo, che ha bisogno del suo tempo per entrare nelle vene. Non è un ascolto facile, e meno male diciamo noi.

The Cavemen – Low Life (Slovenly Recordings)

Avanti con il formato più amato dal Punk, ovvero i 7”: il primo di cui ci occupiamo è il nuovo singoletto dei neozelandesi Cavemen, ormai non più “next big thing” e realtà affermata dell’underground punk internazionale. L’ultimo lavoro (Nuke Earth) ci aveva convinto solo a metà, e continuo a credere che la band mostri le sue migliori carte dal vivo (li ho visti qualche anno fa e sono realmente devastanti: ve lo può confermare il mio stinco destro, colpito da un calcio di tacco del cantante). Con questi nuovi tre brani i Cavemen confermano che il 45 giri sembra essere il formato a loro più congeniale: la title track e Baby I’d Do It For You sono due perfetti ganci punk’n’roll: il primo più shuffle, il secondo più speed e hardcore, quasi un marchio di fabbrica. Drownin, che occupa la seconda facciata, è la canzone più lunga da loro mai registrata (4:35!), un efficace e drogatissimo garage blues con tanto di chitarre acustiche che dimostra come i ragazzi abbiano i numeri per proporre altro oltre il loro classico snotty punk sound. Ottima uscita, in assoluto una delle loro cose migliori.

The Raws – D.D.D.D.Y (Mondo Mongo, Slovenly Recordings)

Chiudiamo la nostra rubrichetta con un altro 7” dei rozzissimi Raws dalla Turchia, precisamente da Istanbul. Avete mai ascoltato musica punk rock cantata in turco? Noi mai, e vi assicuriamo che il risultato è da pollice alzato: il turco funziona, eccome! I Raws suonano veloci, luridi ed essenziali, in alcune cose affini ai Cavemen, non ultimo l’uso della melodia, comunque sempre presente. Menzione particolare per la killer song d’apertura, la bestiale Yedi Kuru Dal. Il comitato promuove anche loro. Lunga vita al punk turco.

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