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Go Ask Alice – Ten Little Dreams (and one bonus nightmare)

2019 - La bèl Net Label
indie pop / elettronica

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Tracklist

1.The sudden dream
2.Capricorn
3.Circle
4.Memories of a sunny square (to Aureliano)
5.1979 ... and it's forever
6.491250 05:20
7.Intermission
8.ssssun!
9.Supernova (Nova alternate take)
10.Born again(st)
11.Capricorn (reprise)


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Circa un’ora di musica assicura “Ten Little Dreams (and one bonus nightmare)” degli ostiensi (RM) Go Ask Alice!

Il nome del duo appare davvero aggraziato, riportando alla memoria la storia di “Alice nel paese delle meraviglie”, nel verso preso dal testo Jeffersoniano di “White Rabbit” (o il film/libro omonimo, dove si narrano le vicende di una adolescente che entra nel tunnel della droga; vicenda datata 1969), meraviglie che sicuramente ritroviamo ascoltando l’album dei nostri musici.

Flavio Moro (synthetizers, keyboards, drones, drum programming) e Lorenzo Albanese (keyboards, synthetizers, acoustic and electric guitars, bass) più le guests, Valerio Occhiodoro (“Guitar drones in 1979 …., electric guitar in Born agani(st), friendship and some brillant ideas”) e Marco Rovinelli (“drums in Capricorn and Memories …”), si danno ad un pop elettronico di matrice sperimentale, con l’aggiunta di elementi acustici. E devo dire che l’album è un puro gioiello di raffinatezza, i pezzi sono estremamente gradevoli e fruibili, ma alcuni davvero dotati di pregevole stoffa, sebbene convivano strizzatine d’occhio a gruppi epici del passato rock, il che non stona nella rifinitura del lavoro, poiché i vari riferimenti risultano essere piegati in maniera versatile a tutto vantaggio della creatività che splende gulliveriana.

Una gran bella sorpresa il “Ten Little Dreams (and one bonus nightmare)” album, il quale deve essere stato ben ponderato e cullato a lungo prima di uscire allo scoperto, e si sente dalla passione con cui il duo tratta la materia sonora, capace di coinvolgere e far sognare l’uditore, procedendo investiti di grazia sonica. Il lavoro è strumentale ad eccezione di un paio di pezzi dove vi sono field voices a dare una forma particolare al contenuto.

La prima metà del disco vezzeggia maggiormente la fascinazione, alta, tale da rimanere impressa, toccante ed evocativa nelle maestose esternazioni; mi ricorda in qualche misura l’approccio infuso dai Fujiya & Miyagi nel loro omonimo del 2017. La seconda invece, spartiacque il brano semi-acustico Intermission, lancia qualche strale in più a favore della sperimentazione, assecondando l’intelligenza immaginifica delle partiture, aprendo il discorso del duo verso il largo dell’ispirazione.

Home recording di assodato valore, testimoni le evoluzioni fluide rasserenanti, le pompate di ritmo, quando non squisitamente i cambi di umore, attestando la magia del magnetico lirismo che scorre ad esempio in Capricorn, esaltando ed elevando la promotion della bellezza. Opera in bilico tra suggestioni passate, presenti e future, istoriando uno spaziale mosaico bizantino di consistente squisitezza e magia.

Tra spunti rock hard, elettronica soffiata al pari di mastri vetrai di Murano, psichedelici allunghi cosmici, guitar drones, marce fantasy, mid-tempo/easy-tempo mood e tastiere space-vintage, infiorettati tocchi carezzevoli presi dall’ “Oxygene” di Jarre, cosparsi petali fosforescenti di Pink Floydiana memoria, trip-hop, downbeat, generosità compositiva e preziosissime trame, a volte oscure, che si mescolano elaborando cocktail celesti inebrianti, si perde gradualmente la sensazione dello stare in una dimensione specifica, la cosa più grandiosa del lavoro dei Go Ask Alice, vale a dire riuscire ad eliminare i baricentri e i fili a piombo esercitando la propria chimica strumentale, regalando fantasticherie che si incrociano nell’Altrove.

A proposito di 1979… and it’s forever, le frasi sono di Reagan e della Thatcher, che inneggiano alla libertà di impresa, e di Milton Friedman e Cameron, che dicono solo ‘There is not alternative’. Nel vedere il video compaiono minatori inglesi, minatori spagnoli, senzatetto di Roma, nonchè Belgrado, Aleppo e Baghdad. La sconfitta storica e attuale della democrazia da parte delle potenze occidentali ai danni dei diritti umani, sommersi dal clima apocalittico, fantascientifico, ma angosciosamente reale…

Capricorn sottende all’inciso della band, provare ad andare sempre oltre i confini, come scritto nel DNA dell’umanità, sotto il segno astrale suddetto. Born Again(st) si dichiara apertamente double face lasciando in sospensione ogni giudizio di sorta. Memories of a sunny place (to Aureliano) un è magnifico tuffo nella storia del monoteismo solare, in ideale congiunzione con ssssun!; luoghi nei quali l’anima si crogiola seguendo sollecitazioni luminose a spasso per il corridoio del Capricorno. Circle scandisce l’approssimarsi ai buchi neri, immersi nel severo sounding intensamente angoscioso e stellare.

Dieci piccoli sogni costruiti ad arte, gettano le basi per futuri altri arditi viaggi, provenienti da chissà quali nuovi input. La parallela realtà dei Go Ask Alice si sdoppia nella coscienza dell’incoscienza…: è forse l’appiglio all’incubo bonus?

Scritto, arrangiato, suonato e prodotto dai Go Ask Alice e registrato nell’estate 2018 presso il ‘Go Ask Alice Home Studio’; mixato e masterizzato da Matteo Spinazzè presso il proprio Home studio; uscito per l’etichetta La Bèl Netlabel. Plauso ultimo anche alla copertina, pare sia uscita dall’ispirazione dell’Hipgnosis Studio!

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