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Progetto di un singolo, Alessandro Graciotti, che arriva al disco con un’esperienza lunga e mista, partita anni fa con degli EP e interlacciata con quasi tutti i campi in cui la musica può dire la sua.
Parte con un remix e chiude con l’originale, per dare subito l’idea che ha poca voglia di sdraiarsi su qualcosa di già visto, e riconferma pezzo dopo pezzo le sue intenzioni. Si snoda su suoni industrial quasi offuscati prima di imporre un ritmo più spinto ma ancora ovattato, abbandona la pulizia verso la distorsione spiazzante di Rigid Motion e chiude la metà del disco con l’eco dei Daft Punk di “Tron” in tasca.
Sembra non potersi adagiare e introduce momenti blandi alternati a ritmi tribali, ri-gioca con una distorsione che si spinge al limite dell’orecchio e chiude sfoggiando una delle carte migliori, una melodia che s’infila in testa accompagnata da bassi potenti, con cambi di ritmo importanti e gli ultimi secondi lasciati al silenzio, alla contemplazione di ciò che si è appena provato.
Il lavoro di Aspect Ratio riflette tutte le sue avventure precedenti, facendo venir voglia di andarsele a recuperare e vedere dove possibile: mix e combinazioni perfette danno vita ad un disco dai tanti lati ma dall’approccio unico, una guida salda che sa dove saltare quando serve e dove soffermarsi per più tempo.
Riesce a congiungere la voglia di sperimentare con l’esperienza per creare qualcosa che è davvero difficile trovare in Italia al momento, dieci tracce elettroniche che compongono un disco valido e solido, nella speranza che continui a spingersi dove tanti non vogliono andare.