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Defeater – Defeater

2019 - Epitaph Records
hardcore

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Tracklist

1. The Worst Of Fates
2. List & Heel
3. Atheist In Foxholes
4. Mother’s Sons
5. Desperate
6. All Roads
7. Stale Smoke
8. Dealer / Debtor
9. No Guilt
10 .Hourglass
11. No Man Born Evil


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Ah, i Defeater, come si farebbe senza: per distacco una delle band più innovative e ricche di contenuti dell’ultimo decennio all’interno del panorama hardcore. A dieci anni da “Lost Ground”, e quattro album di studio dopo, il quintetto capitanato da Derek Archambault (orfano dal 2015 del deus ex machina Jay Maas) torna con un self-titled di undici tracce e poco più di mezz’ora di durata che sicuramente non può lasciare con l’amaro in bocca. Continua con questa release il viaggio all’interno di un mondo fatto di violenza, ricordi, difficoltà nel superare il passato e combattimenti interiori, sensazioni alle quali i Defeater ci hanno ben abituato nel corso di tutta la loro discografia: i segni lasciati dagli orrori del secondo conflitto mondiale in una famiglia spaccata che affoga i dispiaceri nell’alcool e nella solitudine, in un resoconto di vita che si muove su più fronti, proprio come se si stesse combattendo una guerra interiore.

Archambault cantastorie di chi storie non ne ha più da raccontare, capace di smuovere un mare di parole e parallelismi emotivi di altissimo livello, sulla falsa riga di come fece Pat Flynn (qui presente con un featuring nella straziante Atheists In Foxholes) in Songs To Scream At The Sun degli Have Heart. Il tutto coronato dalla solita, impeccabile, sezione ritmica, e dal sapiente lavoro di Will Yip alla produzione; se nei precedenti lavori la voce tendeva sempre a essere in risalto rispetto al resto del sound, in questo caso si ha un unico piano, nel quale il cantato si immerge talmente tanto nelle chitarre e nei piatti da sembrare quasi un lontano, drammatico urlo.

“Defeater” è un lavoro maturo che aggiunge un ulteriore tassello al già superlativo palmarès della band, sempre abile nel non scadere nella banalità e semmai sempre più vogliosa di alzare l’asticella dove possibile. Il marchio di fabbrica dei Nostri si ritrova in ogni traccia, dal duetto batteria-basso di Mother’s Sons alla malinconia dell’intro di All Roads, fino all’aggressività di Dealer/Debtor, che ricorda molto lo stile intrapreso con “Letters Home” del 2013. A impreziosire ulteriormente il tutto ci pensa un altro feat. di peso, ossia quello con Jeff Eaton dei Modern Life Is War nel brano di chiusura No Man Born Evil.

Forse “Defeater” non avrà le ballad strappalacrime di “Empty Days & Sleepless Nights” e neppure il menefreghismo di “Travels”, ma rimane comunque una sicurezza come la band che ne ha suonato ogni nota: una release che con il tempo riceverà senza dubbio i suoi meriti, una release per la quale ci si deve calare ancora di più nella parte, per entrare al 100% nel mondo svuotato e violento che ci viene raccontato.

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