Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Perry Farrell – Kind Heaven

2019 - BMG
rock

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. (red, white, and blue) Cheerfulness
2. Pirate Punk Politician
3. Snakes Have Many Hips
4. Machine Girl
5. One
6. Where Have You Been All My Life
7. More Than I Could Bear
8. Spend the Body
9. Let’s All Pray For This World


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Perry Farrell, per quei pochi che non lo conoscono, è stato una delle entità più irriverenti e importanti della musica alternativa tra ’80 e ’90, su nell’Olimpo assieme a Mike Patton e Trent Reznor in quanto ad influenza su tutta una scena ed oltre. Parlo al passato perché di quel Perry Farrell, tra Jane’s Addiction e Porno For Pyros, non è rimasto nulla. Scomparso, spazzato via dall’impietoso vento del tempo e di non so cos’altro.

Ho provato a cercarne traccia nel suo nuovo album solista “Kind Heaven” ma per quanto mi sforzi trovo solo un cosplayer di David Bowie, anche se col Duca Bianco condivide solo Tony Visconti, che qua fa un gran figurone alla co-produzione perché cazzo se suona bene ‘sto disco, peccato ci sia poco altro di buono da dire. No, per la verità, ogni tanto il vecchio Perry tira fuori la testa (o altro, visto il personaggio), per il resto tenta di rincorrere fantasmi che con lui non c’azzeccano proprio nulla. Non che ci sia qualcosa di male nel voler intraprendere strade che non hanno a che fare niente con il proprio corpus musicale, ma almeno farlo in grazia di Dio. Infatti Farrell lo fece con “Song Yet To Be Sung”, che spaccava il culo proprio perché totale parallasse con il passato del leader dei JA.

E ok, in diciotto anni si può anche perdere un attimo di vista l’ispirazione, ma non contiamoci balle, “The Great Escape Artist” e la roba a firma Satellite Party erano già suoi solisti, quindi non troverei ulteriori scuse: “Kind Heaven” è robetta, finanche dimenticabile. Sì, ci sono quei due o tre pezzucci che fanno ben sperare, ma su un totale di nove (comunque pochi) non tutto quel granché. Va bene, dai, Pirate Punk Politician – già edita in altra versione sull’ultimo Bloody Beetroots – smuove culi ma pare b-side di “Strays”, Spend The Body e le sue zozzerie EDM son cose buone buone per il sesso da club (perfetto) e Where Have You Been All My Life è la strambata ad oriente da 2001 – Odissea nella droga che piace a noi a cui piaceva Farrell già qualche anno fa, ma se lo mettete a confronto col resto, che imbarazzo.

I sei brani restanti incuriosiranno quelli che Bowie lo han scoperto già in completo, a tiro di “Heathen” e di quel “alt” rock non poi tanto alt bensì classy che però bisogna essere proprio bravi a fare per non passare per ex-pazzi che anelano alla pensione nell’agio del Lollapalooza, oppure a coloro che si son gasati per quel filmaccio che è “Bohemian Rhapsody” o forse “Rocketman”, ma più il primo. Archi, archetti, sinuose poppeggiature, e forse le chitarre che sembran quelle di un Van Halen al soldo di Loggins e Falco – che data l’età del nostro va pur benone – rendono il tutto più macchietta che mai.

Visto come si son messe le cose teniamo i Jane’s Addiction nel cassetto, che forse è meglio così.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni